La mafia di Los Angeles è divisa
in gangs, agenti nei rispettivi ambiti di influenza, spesso individuate secondo
l’appartenenza etnica. Esponenti dei sodalizi di stampo messicano e nero
costituiscono la maggioranza di milioni di affiliati. La polizia monitora le
strade. Gli agenti armati delle agenzie di sicurezza controllano gli immobili. La
delinquenza agisce in tutti i settori. I narcotici di ogni tipo sono diffusi e
si registrano fattispecie di reati riconducibili spesso a furti, rapine, riciclaggio,
assassini, estorsioni, danneggiamenti, incendi, tangenti, frodi, collusioni,
truffe, borseggi. I neri dispongono di centinaia di gangs (tra cui i Crips).
Sono registrate le operazioni di esponenti delle Triadi e delle mafie europee. I
gruppi messicani agiscono in modo unitario, ma sono divisi in differenti clan,
individuati come <<cartelli>>. I sodalizi più diffusi sono Sureños,
Zeta, Sinaloa e Città del Messico. Joaquin Guzman, <<el chapo>>,
costituisce il loro leader. La sua presenza a Sinaloa è ribadita. Nell’abitato
posto alla frontiera tra Stati Uniti e Messico, Guzman dispone di una
grossa proprietà e ha altri rifugi nell’entroterra e lungo la costa oceanica. Quest’ultima
postazione è indicata tramite il titolo Bahia, che spiega le sue connessioni
con i produttori di narcotici brasiliani. L’Fbi ha stanziato una ricompensa di 5.000.000
$ per la sua cattura. Il Messico, però, compare come Stato produttore ed
esportatore di allucinogeni. La densità mafiosa è pari al 90% nell’intera
nazione. La sottocultura delinquenziale motiva l’ignoranza e l’indigenza della
massa miserabile dei messicani che riempiono le strade degli Stati Uniti. Si
vedono delinquenti, drogati, sbandati, maleducati, stupidi. La Fininvest di
Berlusconi riesce a infiltrare il settore cinematografico di Los Angeles. I malviventi
abitano negli stabili dei sobborghi neri, che fornirono un esempio del disagio
sociale tramite incendi e rivolte nel 1992. La filmografia prodotta in passato in
California mostrò e vantò spesso la mafia (si pensi agli Zeta messicani e a
Zorro, o ad altre contestabili espressioni). Tutto il Sud America, però, è
costituito da residenti individuati come affiliati alla mafia della droga, che
rappresentano una percentuale ingente della popolazione (80-90%). In Argentina,
il ruolo di capomafia fu attribuito a Maradona, che riuscì ad unire la
connessione con la Camorra. La mafia italiana dispone a Los Angeles di un
numero di affiliati inferiore rispetto alla loro diffusione nell’ambiente di
New York. Cresciuta durante i decenni della Grande Depressione e del
Proibizionismo, tramite i businesses illegali condotti da capimafia come
Ardizzone, Cuccia e Dragna, la famiglia egemone di Cosa Nostra americana nel capoluogo della California ha tuttora diversi <<soldati>> ed è stata
diretta, fino al 21 aprile 2012, da Peter Milano, morto per ragioni naturali. Adesso,
il ruolo di leader può essere stato attribuito al suo underboss, Tommy Gambino,
un made man nipote di John Gambino, o agli eredi di Milano, in virtù della loro
prosperità economica e del ruolo svolto finora. L’egemonia resta però nelle
mani delle gangs di neri e messicani. Il problema dell’immigrazione ha
distrutto l’America. Il confine tra Stati Uniti e Messico è diventato
insormontabile. Gli esuli che riescono ad attraversarlo sono incontrollabili e
si aggregano alla delinquenza mafiosa, la cui azione è limitata efficacemente
dagli arresti e dagli espropri dei patrimoni.