Il riciclaggio di profitti indebiti verso Stati con sistemi
fiscali agevolati implica un’architettura aziendale che possono utilizzare molte
società. Il ricavo derivante da operazioni di transfer pricing con persone
giuridiche, o fisiche, residenti in nazioni che offrono imposizioni sul reddito
intangibili, o inferiori a quelle dei Paesi di appartenenza, comporta spesso la
registrazione di un costo nelle partite dell’azienda che produce i guadagni e
di un profitto in capo all’impresa agevolata, ma è solo una delle possibilità
che offre lo spettro delle opzioni commerciali. Oltre al trasferimento di
ricavi, spesso condotto tramite soggetti residenti in vari Stati, esistono
infatti altre operazioni, come i finanziamenti, sottoposti a interessi, a
commissioni, a costi aggiuntivi di consulenza e management, o i trasferimenti verso
depositi bancari dei fondi di denaro occultati illecitamente, magari svolti
tramite individui superficialmente insospettabili. Ovviamente, i risultati
contabili, i giroconti finanziari e i titoli di credito, come gli assegni, sono
rintracciabili, visti i dati che devono registrare i relativi sistemi e
possono quindi costituire obiettivi di indagini approfondite. La sottrazione di
profitti da parte delle aziende comporta, però, la rilevazione di ricavi
ingenti da parte delle società operanti nelle nazioni con regimi fiscali agevolati. In
sintesi, si creano, internazionalmente, raggruppamenti di aziende profit making
(in grado di procurarsi ingenti profitti) in Paesi come Lussemburgo, Principato
di Monaco, Liechtenstein, Canarie, Malta, Svizzera… e in tutti gli Stati
normalmente indicati come appartenenti alle black lists redatte per indicare le
discipline permissive in ambito economico. Tra gli individui che utilizzano, o
utilizzarono, questi sistemi per dedurre indebitamente costi assoggettabili a
imposte nello Stato italiano ci sono Moratti e Berlusconi.
20/08/2012