La guerra alla mafia

La strategia dell’antimafia, presumibilmente, non è stata capita. Gli arresti dei delinquenti, in ambito nazionale e a livello internazionale, sono volti a stabilire un sistema di giustizia e di legittimità adatto a facilitare lo sviluppo e a limitare l’inefficienza della mafia. Il Parlamento si è permesso di approvare la normativa che allevia le misure di imprigionamento, proposta dal Governo (il cosiddetto Decreto svuota-carceri). Il nesso tra la variazione legislativa e le istanze promosse da ambienti delinquenziali è evidente. Giunge al limite di replicare proposte di ‘Ndrangheta, Camorra e Cosa Nostra (si veda il Papello di Riina), fino a delineare un lampante concorso esterno in associazione mafiosa per tutti i parlamentari, i partiti e gli esponenti politici che si sono permessi di proporre e di approvare il testo di legge: Pdl, Radicali, Alfano, Severino, Bonino, Bernardini,… Tra gli altri titolari di Dicasteri, Passera deve ancora dimostrare di non aderire alla loggia deviata della novellata P2, come si sospetta ampiamente, siccome proviene da ambienti affaristici connessi allo stesso gruppo. Alfano è stato indicato come nuovo capomandamento di Agrigento, visto il ruolo politico che svolge, affiancato dagli esponenti mafiosi riconducibili al sodalizio capeggiato da Falsone e Messina, arrestati nel 2010. Vista la manovra nei confronti delle carceri, ampiamente disapprovata dalla maggioranza degli elettori, si possono delineare delle reazioni e dei provvedimenti adatti, evitando innanzitutto di votare per partiti come il Pdl (che appare in declino inesorabile) e i Radicali (il cui peso e il cui apporto politico sono praticamente nulli e ininfluenti). I responsabili parlamentari e governativi dell’approvazione del Decreto sono inoltre passibili di incriminazione per concorso esterno in associazione mafiosa. Ai margini delle indagini relative alla trattativa tra Stato e mafia, si individua però uno Stato-mafia, che dispone di rappresentanti politici connessi ai sodalizi criminali, giunti in Parlamento. Si registra quindi la possibilità di indagare in merito all’approvazione di tutte le leggi volte ad agevolare la delinquenza, potendo denunciare i colpevoli. La diffusione della mafia e della delinquenza in Italia non giova sicuramente allo sviluppo di un sistema economico arretrato e inefficiente. Intendiamoci: il gettito erariale raccolto grazie alle ultime imposte sarà rivolto a impieghi ineccepibili solo parzialmente; il resto dei proventi sarà sperperato dalle amministrazioni tramite impegni non intelligenti, volti spesso ad ingrassare esponenti mafiosi, nonostante la possibilità di applicare sistemi più adeguati, come i patti di stabilità destinati a limitare i costi degli enti e l'annullamento delle disparità registrate tra le regioni, soprattutto sotto il profilo fiscale. Intendiamoci: politici e amministratori non sono intelligenti. Indubbiamente, le azioni dell’antimafia e gli arresti dei delinquenti sono destinati a progredire, inesorabilmente. Le intromissioni del Parlamento sono però inaccettabili, come i lavori e gli stanziamenti per il ponte sullo Stretto di Messina. Rimane, inoltre, sostanzialmente, un elemento da valutare attentamente, riguardante la sistematica espansione della fattispecie di reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e delle aggravanti relative a tutti i sodalizi mafiosi esistenti (tra cui compaiono la Fininvest di Berlusconi, i capimandamento attivi in tutta Italia, la Banda della Bassa, la Banda di Roma,…). A livello internazionale, la strategia di arresto della delinquenza si è dimostrata atta a colpire sodalizi come le Farc, le gangs agenti negli Stati Uniti e in Europa, i narcos del Centro e del Sud America, le Triadi asiatiche, la mafia indiana e la delinquenza di stampo arabo.

26/06/2012