Messina Denaro

Ogni elemento del mondo che orbita attorno a Castelvetrano e a Selinunte si riferisce a Messina Denaro. La zona posta tra i due centri urbani gli fornisce dei comodi ricoveri. Un primo covo è indicato dai residenti nei pressi del Bar Athena, ubicato oltre l’Arco della Principessa, nella zona di Acqua Principesca. Secondo quanto ribadito dalla gente, i sobborghi e gli uliveti di Castelvetrano alloggiano il capomafia, che può celarsi sia nello stesso agglomerato, dove abita la moglie, sia nei dintorni di Mazara del Vallo, un abitato povero, contraddistinto da una periferia disordinata, piena di immondizia, di detriti e di zingari. Inserito tra i delinquenti più ricercati del pianeta e designato al vertice della Commissione Interprovinciale di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro ha fatto registrare una latitanza decennale e dispone di armamenti. Tra i grandi supermercati posti alla periferia di Castelvetrano vi sono gli esercizi sequestrati nel 2008 all’imprenditore Giuseppe Grigoli, riconducibili allo stesso Denaro. I capannoni ospitano negozi diversi. La strada verso Selinunte offre alla vista dei visitatori pizzerie e ristoranti. L’amministrazione di Castelvetrano è stata rinnovata. Le proprietà e le attività economiche del capomafia si estendono nell'area del mandamento e comprendono dei possedimenti nei pressi delle saline. Gli esponenti trapanesi di Cosa Nostra, inseritisi a sostegno della Commissione Interprovinciale (<<nel sotto-Cupola>>), permisero a Denaro di giungere al vertice della mafia siciliana. Oggi sono stati arrestati dei boss e dei fiancheggiatori delle famiglie mafiose di Partinico e di Carini. Gli ordini di custodia cautelare hanno raggiunto Vito Failla, Calogero Passalacqua, Andrea e Giacomo Lo Duca, responsabili di associazione a delinquere di stampo mafioso, tentata estorsione ed estorsione aggravata ai danni di alcuni imprenditori, costretti a pagare pizzi e tangenti. Ascoltando i passanti che affollano le strade e le banchine di Palermo, si sente dire che la Commissione Provinciale si riunisce presso <<Baia>>, termine che indica verosimilmente la Baia di Mondello. I siciliani si ritengono una razza egemone, che deve comandare. Attorno al capoluogo, vi sono la periferia e i satelliti urbani: Partinico, Monreale, Altofonte, Misilmeri, Belmonte Mezzagno, Bagheria. Il mandamento di Brancaccio delimita una zona povera di Palermo, le cui abitazioni definiscono un ghetto. Sanità, lavoro e occupazione, industria, turismo ed esportazioni costituiscono punti programmatici che l’amministrazione regionale siciliana dovrà tutelare nell’interesse degli abitanti. Ricatti, droga e comportamenti delittuosi sono solo un impedimento per lo sviluppo. D’altronde, passati i conflitti di mafia, si nota, in tutta la Sicilia, un’atmosfera diversa, improntata all’ospitalità e al cambiamento dei tempi, che gli stessi palermitani definiscono <<modernity>>. Secondo le dichiarazioni di Buscetta, la Commissione Provinciale di Palermo fu costituita nel 1957, dopo un incontro al Grand Hotel et des Palmes tra esponenti siciliani e statunitensi. L’hotel restò un sito di ritrovo privilegiato per gli individui affiliati alla mafia e per la Cupola, destinata a sedare le liti tra gli appartenenti ai diversi gruppi, a far rispettare le regole di Cosa Nostra, a precisare le linee programmatiche e il destino degli antagonisti. L’albergo fu frequentato da molti mafiosi: Messina Denaro, Riina, Provenzano, Dell’Utri, Sciacca, Martino, Capizzi, Lombardo, Motisi. Nella hall, si sente dire che Denaro pagò il proprio conto con una banconota da 500 euro. Pare che gli impiegati dispongano di contatti presso i capimafia e di messaggi da inoltrare ai vertici della Cupola. L’esercizio dispone di propri addetti alla sicurezza, forniti di armi, è decoroso e presenta un ambiente internazionale. Il mare e lo stabile delle poste non distano molto. La mafia statunitense è più ricca della mafia italiana, nonostante quest’ultima possa disporre di personaggi come Berlusconi e di un net di cellule in tutto il mondo. Le connessioni con i narcos agenti in Sud America e in Messico rendono il fenomeno americano impareggiabile, in termini di affari. La terza entità mafiosa, in ordine di grandezza, è quella russa. La delinquenza araba è quarta e quella cinese è solo quinta. Il Grand Hotel et des Palmes oggi è di proprietà della società Acqua Marcia Turismo S.p.A., soggetta a direzione e coordinamento della Società dell’Acqua Pia Antica Marcia S.p.A., azienda presieduta da Francesco Bellavista Caltagirone, fratello del più noto Francesco Gaetano Caltagirone, i cui affari familiari si estendono alla stampa, all’edilizia, alla finanza, a Mediobanca e al ponte sullo Stretto di Messina, distinguendo il secondo gruppo italiano con rilevanti connessioni mafiose, dopo la Fininvest di Berlusconi. Il boss romano Ciarrapico comprò l’Ente Fiuggi dall’Acqua Marcia, grazie a un finanziamento di 35 miliardi elargito dal Banco Ambrosiano di Calvi. Nello stesso albergo, si individua chiaramente il sostegno ribadito dalla Commissione Interprovinciale e dalla mafia a Forza Italia e a Berlusconi stesso. Dell’Utri è indicato come capo politico di Cosa Nostra, visto il ruolo che ricopre in Parlamento. Tremonti ha ricevuto il nulla-osta della Cupola. La mafia, d’altronde, decide le maggioranze politiche e si adegua alle stesse maggioranze per conseguire finanziamenti. Il potere politico è giudicato importante ed è raggiunto tramite la designazione di rappresentanti nel Parlamento nazionale. Pierferdinando Casini è legato a Caltagirone. Cosa Nostra lo considera <<affine>> a sé stessa. Il fondo della Favarella è posto alla periferia di Palermo, oltre il raccordo della tangenziale. Recinzioni, pareti e immobili ne definiscono il perimetro. Le abitazioni dell’intera zona sono rinnovate. La Favarella era il regno della Cupola, che vi si riunì molte volte. Immobili facoltosi, introdotti tra i frutteti, alloggiano capimafia e persone abbienti. Si sente dire che Giovanni Motisi vive in questa zona, tra la Favarella e le campagne adiacenti, potendo disporre anche di un ricovero sotterraneo. La frequenza con cui è nominato avvalora l’informazione. La Favarella era di proprietà della famiglia Greco. I residenti rilasciano raramente notizie, ma connettono il nome dei Greco agli stabili che si stagliano alla fine della strada. I nuovi gruppi mafiosi stanno sostituendo i sodalizi in difficoltà. I giovani si riuniscono in bande, coincidenti con i mandamenti. Arrestati i delinquenti più retrogradi, rimarrà, nel sistema mafioso, una gerarchia fondata sul potere economico. Oltre a Messina Denaro, tra i principali ricercati ci sono Giovanni Motisi, Vito Badalamenti e Giovanni Arena (affiliati a Cosa Nostra), Michele Zagaria, Pasquale Scotti, Francesco Matrone, Mario Caterino, Marco Di Lauro (Camorra), Domenico Condello, Giuseppe Giorgi, Sebastiano Pelle, Michele Antonio Varano (‘Ndrangheta), Attilio Cubeddu (Anonima Sarda) e Giuseppe Pacilli (Mafia Garganica). Fonti brasiliane dicono che Badalamenti vive a Rio de Janeiro, dove dispone di esercizi commerciali, di appartamenti, di armi e di donne. Ricercato dal 1995 per associazione a delinquere di stampo mafioso, Vito è posto a capo di un sodalizio contiguo a Cosa Nostra, particolarmente attivo nell’ambito del traffico di droga in Brasile, in Venezuela e negli altri Stati del Sud, del Centro e del Nord America. Identità false e ricoveri nella foresta amazzonica ne agevolano l’irreperibilità.

Alessandro Ceresa ©

17/01/2011