Libia e disarmo

Una base antiaerea a Tripoli
Gheddafi deve essere disarmato. L’operazione condotta dalla Nato non può che condurre al suo allontanamento dal potere. La Libia rappresenta un elemento di instabilità nella regione, visto il supporto fornito da Tripoli all’integralismo arabo. Il mandato delle Nazioni Unite è categorico e sta precludendo all’esercito e alle truppe del regime la possibilità di reprimere un’insubordinazione diffusa, irrobustitasi in tutta la nazione. Il conteggio dei morti dovrà registrare la tutela fornita ai rivoluzionari. I contingenti internazionali, d’altronde, potrebbero essere destinati ad imporre e ad accertare il disarmo delle milizie di Tripoli, che hanno riconquistato Ras Lanuf. Dialetticamente, il Pentagono sta valutando l’opportunità di fornire armamenti agli insorti. La guerriglia tra i soldati e i ribelli è continuata. Le due fazioni si sono scontrate nei dintorni di Brega. L’esercito di Gheddafi è attrezzato meglio e i rivoltosi sono arretrati, disponendo la propria artiglieria. Misurata resta accerchiata dai reparti regolari, che bombardano i centri urbani di Zintan e di Yafran. I volontari dell’opposizione, d’altronde, esprimono scarso addestramento, ma il loro fine è la destituzione della dittatura. Le capacità dei militari del regime, degradate dalla Nato, rimangono superiori alle forze degli avversari, composte da differenti gruppi. Tutte le pressioni diplomatiche devono condurre alle dimissioni di Gheddafi, che rimane il target fondamentale degli attacchi alleati, atti a colpire in ogni zona della Libia. I disordini esplosi in Siria e in Yemen, infine, non si sono ancora fermati. L’immigrazione verso l’Europa, però, non è sostenibile.

Film: Libya Sam Sites


03/04/2011