
Indagato dal 1993 per assassinio, associazione a delinquere di stampo mafioso e altri reati, Giovanni Arena rimane tra i delinquenti più ricercati d’Italia. Condannato nel 2003 all’ergastolo per l’uccisione di un mafioso appartenente a un gruppo rivale, il bandito catanese aderì inizialmente al sodalizio di Nitto Santapaola, di cui diventò un esponente rilevante. I dissidi esplosi nell’ambito dell’organizzazione di Cosa Nostra comportarono decine di morti e condussero la famiglia degli Arena ad unirsi al gruppo degli Sciuto-Tigna, riconducibile al sodalizio mafioso dei Cappello, entrato in contrasto con il regime egemone
definito dall’alleanza Santapaola-Ercolano. La faida tra le due fazioni è tuttora rilevante. Il traffico di droga resta il
business maggiore degli stessi Arena ed è tra le fattispecie di reato più diffuse in tutta Catania, oltre a rapine, ricatti e assassini. La Sicilia Orientale dimostra di essere notevolmente esposta all’ampliamento degli affari illeciti, viste le connessioni con la ‘Ndrangheta. Il sistema di gestione dei proventi finanziari di Cosa Nostra implica la complicità di politici, di professionisti e di titolari di aziende.
20/02/2011