La regione del Kashmir è destinata a restare divisa tra India e Pakistan. Gli accordi diplomatici stanno mantenendo lo status quo deciso nel 1972, alla fine del secondo conflitto tra le due nazioni. La linea che separa gli eserciti di Islamabad e New Delhi sfiora rilievi che superano anche quota 5.000 metri, iniziando nei pressi di Bhimber e finendo a margine del ghiacciaio di Siachen, dove l’India dispone di basi aeree e di postazioni che fanno intuire un’espropriazione della zona contesa. Entrambi gli eserciti sono forniti di armi atomiche e il Kashmir può costituire un estremo motivo di instabilità. L’India, d’altronde, presenta maggiori armamenti, che costringono Islamabad ad allearsi strategicamente con l’Iran per contrastare la preponderanza di Delhi nella regione. Akhtar Amin è un capitano dell’esercito pakistano. È stato mandato in Kashmir per diversi mesi. <<La divisione è inalterabile -, dice -. La situazione adesso è tranquilla. Ci furono degli scontri, in passato, dovuti agli attacchi condotti per primi da noi pakistani>>. Il confine è monitorato da osservatori di entrambi gli schieramenti e da caschi blu. Gli esperimenti atomici possono causare movimenti sismici, utilizzati in anni recenti come armi non convenzionali. Atrocità e massacri nei confronti degli abitanti furono condotti sia dai soldati di Delhi, sia da miliziani integralisti, ma le truppe indiane si distinsero per l’oppressione sistematica impressa dal 1947 nei confronti degli autoctoni, grazie alla presenza di centinaia di migliaia di militari, destinati a fronteggiare gli insorti supportati dal Pakistan. I residenti subirono uno sterminio, a cui risposero con attentati e con atti intimidatori. I 43.000 morti dimostrano l’entità del crimine. I soldati dei due Stati si sparano attraverso la linea blu da decenni. I disordini scoppiati negli scorsi mesi hanno riproposto il problema delle rivolte dei kashmiri, che hanno attaccato le forze d’occupazione in ogni modo. La repressione svolta dagli indiani ha comportato decine di vittime tra gli insorti. La vendetta dei guerriglieri non si è fatta aspettare e ha causato altre perdite. Ieri, i separatisti si sono scontrati con la polizia. Thoise è l’aeroporto utilizzato dagli indiani per condurre soldati e attrezzature verso Siachen. Le principali basi militari dell’India sono posizionate a Srinagar, Udhampur, Leh, Dras, Gurez, Kargil, Nagrota, Akhnoor e Rajauri. I gruppi di guerriglieri (Hizbul Mujahideen, Lashkar-e-Taiba, Harkatul Mujahideen, Jaish-e-Mohammad,…) hanno il supporto dell’intelligence di Islamabad e agiscono politicamente all’unisono, tramite l’All-Party Hurriyat. La provincia indiana dell’Himachal Pradesh costituisce una retrovia del conflitto, così come la Nwfp e il Punjab. Il Pakistan agevola l’infiltrazione dei guerriglieri nella parte nemica. L’Azad Kashmir fornisce a Islamabad un’ampia fascia di protezione. I distretti del Nord comprendono il K2 e gli altri monti oltre quota 8.000. Le strade che permettono l’ingresso in questa zona sono ostruite da smottamenti e da crolli, che isolano sostanzialmente il Kashmir dal resto del Pakistan, impedendo il passaggio di turisti e di truppe governative. Si tratta di un sintomo chiaro dell’autonomia reclamata dai kashmiri persino verso Islamabad. Spari saltuari colpiscono gli automezzi. I “difensori” del Kashmir, armati di fucili, perlustrano la zona. Guerriglieri islamici, mujahiddin e talebani si spostano in auto e a piedi, inerpicandosi verso le alture. Alcuni di loro provengono da altri Stati arabi e si sono trasferiti in Pakistan. Finita la guerra contro i sovietici, i plotoni di al-Qaida raggiunsero il Kashmir e gli altri fronti della jihad. La maggioranza degli abitanti dispone oggi di armi e di esplosivi. La Karakorum Highway è spesso interrotta. L’asfalto è precipitato nell’Indo. Il grande fiume asiatico e i suoi affluenti proseguono il proprio tragitto impetuoso, mostrando gorghi e vortici. I massi sfiorano il margine delle corsie. Gli autobus che partono da Rawalpindi sono traballanti, devono inoltrarsi lentamente e sono costretti a bloccarsi quando le strade diventano inagibili. La sequenza di macchine, però, non si interrompe. I pakistani sono disponibili. Gli esploratori possono cambiare parecchi vettori, per raggiungere Chillas, Gilgit e Skardu, spendendo pochi soldi. Le porte dei van possono aprirsi all’improvviso. Ci sono dei ponti sospesi da attraversare a piedi, nel buio. I bordi delle strade non hanno protezioni. Gli abitanti dei paesi chiedono agli autisti dei pedaggi, volti alla manutenzione di percorsi sconnessi. I problemi di sviluppo sono ingenti e derivano soprattutto dal fatto che i residenti vivono in catapecchie, occupandosi solo della raffinazione e della vendita di droghe. Le postazioni della polizia e dell’esercito monitorano i centri urbani.
31/08/2010