I conflitti indo-pakistani

C’è un fronte poco conosciuto del conflitto che oppone India e Pakistan. Si tratta del confine tra le due nazioni che attraversa Punjab, Sindh, Rajastan e Gujarat, da Lahore e Amritsar fino al delta dell’Indo. Tutta la regione a sud del Kashmir svolge il ruolo di retrovia per la guerra tra Islamabad e New Delhi, che dimostra un’intensità minore verso il litorale. L’India sta programmando il test di un missile balistico, che dovrà perfezionare l’arsenale di ordigni intercontinentali Agni, atti a colpire obiettivi posti a 6.000 chilometri di distanza (Europa, Russia, Rpc e Stati arabi). Si tratta di missili predisposti per testate atomiche, aventi un prezzo pari a 7, 8 milioni di dollari ciascuno. Attentati e assassini costituiscono le espressioni più gravi del conflitto sommerso indo-pakistano, nato nel 1947, come esito dell’indipendenza di Delhi dal Regno Unito. Sia la partizione del Kashmir, dovuta alle invasioni di pakistani e indiani, sia il massacro di centinaia di migliaia di individui, svolto a margine della fuoriuscita degli islamici dal subcontinente, lasciarono l’intera regione in uno stato instabile. A Lahore, la gente dice che il confine è una fossa comune per gli indiani, che stanno continuando ad invadere il Pakistan, convertendosi falsamente all’islamismo e occupando ampi isolati delle città. La loro presenza è sintomo di disordine e di miseria. I mercati e le strade dei centri urbani mostrano la povertà di bambini e anziani, che potrebbero avere futuri diversi, se capissero come dirigere i propri insediamenti verso le zone disabitate. Rawalpindi, Lahore e Karachi ospitano ampi ghetti, destinati agli indiani stessi. Il cannibalismo è tuttora diffuso. L’urbanizzazione e lo sviluppo costituiscono problemi fondamentali per i Paesi Terzi, che possono supplire autonomamente alle istanze economiche. La questione dell’housing, negli Stati sottosviluppati, può raggiungere soluzioni appropriate, senza aiuti finanziari internazionali. Il ramadan, imposto dagli arabi per valorizzare le tradizioni islamiche, comporta regole inutili e vincolanti, che gli occidentali percepiscono scarsamente. Il Pakistan si proclama una nazione islamica, ma l’influenza indiana è tuttora molto sensibile, nelle zone non abitate dall’etnia pashtun. Il conflitto con Delhi inasprisce l’instabilità interna, già soggetta a tensioni notevoli. Punjab e Sindh sono spesso bersaglio di attentati, che hanno fatto registrare centinaia di morti negli ultimi mesi. Alla fine di maggio, un ordigno ha causato 100 vittime a Lahore. L’Isi risponde alle aggressioni con attacchi rivolti contro gli integralisti e con atti sovversivi destinati all’India. Le sedi del Governo, della Presidenza della Repubblica e del Parlamento, a Islamabad, sono poste sotto il monitoraggio oppressivo di un cordone di agenti. Gli attentati attribuibili a gruppi di fondamentalisti hanno colpito spesso i centri strategici pakistani. Gli orrori dell’India comprendono lebbra, infezioni, infanticidi e immolazioni. L’esercito pakistano, supportato da Washington e alleato degli statunitensi, addestrò, rifornì e compose i reparti di guerriglieri che bloccarono l’invasione sovietica in Afghanistan. Il Governo di Kabul e i talebani restarono connessi alle decisioni e all’influenza di insigni esponenti della politica e dell’intelligence di Islamabad. I pakistani diventarono terroristi abilissimi e rimasero tra i migliori terroristi del mondo. Le strade della periferia di Islamabad, nel buio, permettono a decine di individui di muoversi tra abitazioni modernizzate. I negozi offrono poveri manufatti. Gli spari saltuari dei poliziotti attraggono l’attenzione dei curiosi. L’odore dei proiettili pervade l’oscurità.


26/08/2010