Goran Hadzic

Goran Hadzic è incriminato dalla giustizia internazionale per i reati perpetrati come Presidente del Governo della Provincia Autonoma Serba di Slavonia, Baranja e Srem Occidentale e come Premier della Repubblica Serba di Krajina. I mandati e le denunce nei suoi confronti riguardano l’omicidio di croati e di abitanti non riconducibili all’etnia serba, l’imprigionamento, lo sterminio, la tortura e la deportazione di migliaia di abitanti della zona posta sotto la sua amministrazione. Il suo arresto è ottenibile. Le autorità di Belgrado hanno emesso una taglia sulla sua testa di 250.000 euro, che compare sui volantini diffusi nella stazione della polizia di Novi Sad destinata ai contatti con gli stranieri, dove gli addetti indirizzano i giornalisti al terzo piano, stanza 14, dello stabile. I poliziotti non forniscono informazioni e rimandano gli interessati agli uffici competenti di Belgrado. Hadzic, però, vive a Novi Sad, dove dispone di numerosi appartamenti. La sua presenza è regolarmente confermata dagli abitanti della città e non può essere sconosciuta alla polizia. La residenza familiare è sita in Ulica Aranj Janosa, n. 9, ma Hadzic dovrebbe disporre di altri rifugi nel centro abitato e nelle campagne adiacenti. Gli investigatori perquisirono il gruppo di abitazioni di sua proprietà, per individuarlo. È indubbio che il coordinamento internazionale delle forze di polizia potrà condurre all’arresto del criminale di guerra. Nel 2004, i magistrati dell’Aia spedirono le proprie denunce e il mandato di cattura per Hadzic alle autorità di Belgrado, chiedendo loro di agire subito, con la dovuta diligenza. Goran, che occupava l’immobile di Novi Sad, lasciò l’abitazione, portando con sé un bagaglio, prima che la polizia perquisisse l’appartamento. Tra gli episodi più cruenti di cui fu responsabile Hadzic durante la guerra vi sono gli omicidi di 264 croati prelevati dall’ospedale di Vukovar, lo sterminio di centinaia di persone residenti in Slavonia, la marcia forzata di 50 croati in una radura riempita di ordigni, dove esplosioni e colpi di mitragliatori uccisero 21 individui. I campi minati sono tuttora uno dei maggiori problemi per gli Stati nati dalla dissoluzione della Jugoslavia. Tra i complici dell’azione criminale congiunta, la pratica di Goran Hadzic indica Franko Simatovic, Milan Martic, Jovica Stanisic, Radovan Stojicic, Vojislav Seselj e Slobodan Milosevic. Nella città di Belgrado si sente dire che la morte dello stesso Milosevic costituì una finzione e che il Presidente della Jugoslavia sta contrattando con le autorità dell’Aia la limitazione della propria condanna all’ergastolo. Nel 2005, i quotidiani serbi indicarono la presenza di Hadzic in un centro urbano posto tra Belgrado e Novi Sad, Irig, e in una città montenegrina, Bijela, dove poteva sfruttare un appartamento. Sono state registrate delle presunte minacce di morte ai massimi esponenti delle istituzioni. Tre mesi fa, la polizia ha perlustrato ancora la villa di Novi Sad, requisendo degli atti, spinta da tracce informatiche che indicavano la presenza di Hadzic nel fabbricato. In Ulica Aranj Janosa vi sono diversi immobili. Oltre a due alti stabili moderni, si vedono delle case a uno o due piani, tra cui la struttura che ospita i parenti di Goran, notevolmente restii a fornire informazioni e pronti a scagliarsi contro i giornalisti, facendo supporre che vedano e che celino i movimenti illeciti del latitante. La conformazione delle abitazioni adiacenti al n. 9 lascia sospettare che Hadzic e i familiari possano utilizzare altri appartamenti. La forma del cancello dello stabile posto al n. 5 della stessa via, ad esempio, è identica a quella del portone che conduce all’ingresso della villa di Hadzic. L’abitazione incriminata è connessa all’immobile n. 7, dove ho fotografato una persona che entrava da un’apertura laterale, una ragazza, che si è fatta notare più volte, dirigendosi quindi verso l’appartamento di Ulica Aranj Janosa 14, dove il campanello indica la scritta Bunyik. La somiglianza genetica tra la giovane e Goran Hadzic mi ha fatto sospettare che fosse una consanguinea del ricercato. La ragazza, peraltro, è stata gentile, ha conversato con me in inglese per pochi istanti e mi ha fatto capire i movimenti di Hadzic. Il resto della zona è costituito da uno spazio incolto e disordinato, nei cui pressi si sentono spari o esplosioni di botti. Una catapecchia di legno ospita un clochard. Novi Sad è una città di confine, dove i contrasti e gli attriti con la Croazia sono tangibili. Ambulanti e mendicanti provenienti da altri Stati slavi occupano tuttora il centro urbano. I lanci di missili e di ordigni tra gli eserciti delle nazioni nemiche sono abituali. Il 19 marzo 2009, l’Agenzia per la Sicurezza e l’Informazione del Governo di Belgrado ha confermato che l’arresto di Ratko Mladic e Goran Hadzic è uno dei propri targets, così come l’avversione a separatismo, eversione, integralismo e crimine. La stessa Agenzia ha evidenziato i maggiori elementi destabilizzanti in Serbia, connessi soprattutto alla questione del Kosovo, la cui proclamazione unilaterale di indipendenza è stata giudicata illegale e ha implicato la formazione di tensioni. Il monitoraggio capillare della polizia e la possibilità di azioni congiunte e coordinate in più posti rafforzano l’impressione che i due latitanti siano catturabili. Secondo il Presidente Tadic, l’imprigionamento di Hadzic e Mladic rimane un obbligo internazionale della Serbia, che potrà indubbiamente essere facilitato dalle trattative di ingresso nell’Unione Europea. L’impegno del magistrato serbo per i crimini di guerra, Vladimir Vukcevic, è stato ribadito.


31/12/2009