
La mafia può essere distrutta. Matteo Messina Denaro, il capo dei capi di Cosa Nostra, verrà sicuramente incarcerato. Domenico Raccuglia è stato arrestato oggi a Calatafimi, nel trapanese. Indicato al vertice della Commissione Interprovinciale, Messina Denaro è il capomandamento di Castelvetrano, abita ovviamente nella zona della città e dispone di diversi immobili. Gli arresti hanno posto definitivamente in difficoltà le mafie italiane (Cosa Nostra, 'Ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita e i rapporti criminali delle altre regioni). Castelvetrano è un ampio centro urbano della Provincia di Trapani, non troppo distante dal mare. Nei bar, i siciliani parlano di Denaro, confermandone la presenza. Se si fanno domande agli avventori, alcune persone si rifiutano di rispondere e altre lasciano trapelare delle informazioni imprecise, dicendo che a volte il latitante si nasconde in campagna, indicando come residenza una villa nella zona di Acqua Principesca, termine con cui, probabilmente, si intendono le acque termali poste a poca distanza da Castelvetrano e Selinunte. Oltre a lui, l’egemonia mafiosa della zona è ascrivibile ai clan che gestiscono il business della droga e si sente nominare un altro boss, Licata. Denaro dispone di propri uomini di fiducia. Gli altri mafiosi di Castelvetrano costituiscono il “sotto-Cupola”, sono orgogliosi del proprio ruolo e ritengono che la leadership possa comportare l’afflusso di finanziamenti statali, provinciali e regionali. La mafia degli appalti gestisce maggiori investimenti, è più utile e, quindi, più importante della mafia della droga. Si sentono citare i nomi di Riina e di Sciacca, da chi vuole sottolineare l’attività del boss di Corleone in passato e l’eredità lasciata ai suoi familiari. Il clan Sciacca sarebbe rilevante nell’agrigentino, dove il ruolo di rappresentante provinciale spetta a Giuseppe Falsone, il cui vice è Gerlandino Messina. Visti gli attacchi delle cosche di Castelvetrano, che hanno comportato dei feriti, i trapanesi hanno lasciato la leadership della provincia a Matteo Messina Denaro. Con il termine di “Trapani mare” si indica il litorale marino, da Trapani a S.Vito lo Capo e, in senso più esteso, tutta la costa fino a Castelvetrano. Trapani è una bella città, pulita e moderna, con un porto che ospita traghetti, petroliere, navi e yacht. Le amministrazioni pubbliche forniscono un indotto economico rilevante. La direzione di Matteo Messina Denaro può essere letta come una domanda di soldi per il Ponte sullo Stretto di Messina, diventata evidente grazie al varo del progetto con il sostegno di Berlusconi. Similmente, gli attacchi alla magistratura condotti dal magnate di Arcore sono promossi e apprezzati dalla mafia e ne esprimono un principio d’azione, così come le riforme illegittime della giustizia, volte a aiutare la criminalità, promosse da Alfano, un mafioso. Così come fu dichiarata inaccettabile la gestione del Dicastero della Giustizia di Castelli, è inammissibile che la Lega Nord avalli queste riforme della giustizia, rendendosi complice di un disegno criminoso. Il sodalizio tra Cosa Nostra, Berlusconi e il Pdl è confermato. Le connessioni del premier con la criminalità sono quindi rilevanti e ovvie, se si esamina lo scambio di voti politico-mafioso per il Ponte di Messina: il voto a Forza Italia e al Pdl è stato dato in cambio del progetto e ha permesso alla mafia siciliana di piazzare i propri esponenti in Parlamento. Oltre all’intervento di Dell’Utri, responsabile del programma del Ponte, la mafia ha potuto supportare il progetto tramite altri parlamentari, assicurandosi il guadagno di miliardi di euro, che riempiranno le casse di Cosa Nostra e ‘Ndrangheta. I costi sono quasi insostenibili per le finanze dello Stato. Tutti i siciliani appartengono alla mafia. I rituali primitivi di affiliazione con il sangue sono tuttora diffusi. Cosa Nostra dispone di un organigramma preciso e definito, al vertice di cui vi è la Cupola, la Commissione Interprovinciale, le cui direttive sono vincolanti. Gli esponenti di Cosa Nostra in Parlamento possono essere facilmente individuati, estraendo i nominativi dei siciliani eletti alla Camera e al Senato: Alfano, Bernardini, Berretta, Brigandì, Capodicasa, Cardinale, Catanoso, Causi, Cicchitto, Carra, Commercio, Cristaldi, D’Antoni, Di Mauro, Drago, Fallica, Fontana, Garofalo, Genovese, Germanà, Giudice, Granata, Grimaldi, La Loggia, La Russa, Latteri, Leanza, Levi, Lo Monte, Lo Presti, Lombardo, Mannino, Marinello, Martino, Messina, Miccichè, Minardo, Misuraca, Pagano, Palumbo, Prestigiacomo, Romano, Russo, Ruvolo, Saltamartini, Samperi, Scalia, Scapagnini, Scilipoti, Siragusa, Terranova, Torrisi, Lumia, Adragna, Bianco, Papania, Serafini, Crisafulli, Cuffaro, Garraffa, Giambrone, Schifani, Nania, Vizzini, Firrarello, Vicari, Pistorio, Battaglia, Centaro, Ferrara, Stancanelli, Alicata, Galioto, D'Alì. Lo stesso ordine può essere adottato per individuare gli esponenti politici di Camorra e ‘Ndrangheta seduti in Parlamento. Se la mafia siciliana sostiene il progetto del Ponte con i voti al Pdl e a Berlusconi, vi sono delle incertezze in merito alla reale fattibilità dei lavori. La zona sismica, inoltre, presenta pericoli e difficoltà. La vicinanza dell’Etna a Messina comporta tremori del suolo prolungati, che rendono l’ambiente instabile, come in altre parti della Sicilia. Il Ponte sullo Stretto di Messina non deve essere costruito. Secondo un pentito, Grigoli, Cosa Nostra decise di convogliare i propri voti verso Forza Italia e Pdl, perché Berlusconi avrebbe potuto aiutare la mafia, garantendone gli interessi, grazie, anche, all’azione di Dell’Utri. Nel 2008, la Dia operò un sequestro nei confronti di un noto imprenditore del settore della distribuzione alimentare, Giuseppe Grigoli, presunto responsabile economico di Matteo Messina Denaro. Il sequestro riguardò tutto il patrimonio immobiliare e mobiliare di 12 società, tra cui tutte le quote, il compendio aziendale e l’intero capitale sociale della Grigoli Distribuzione S.r.l. e del Gruppo 6 G.D.O. S.r.l., 220 fabbricati ubicati in varie parti della Sicilia, 133 appezzamenti di terreno per un'estensione complessiva di circa 60 ettari, diverse auto di lusso, tra cui due Porsche e una grossa imbarcazione, per un valore stimato di circa 700.000.000 di Euro. Il gruppo di Grigoli gestiva in esclusiva i supermercati del marchio Despar nella Sicilia Occidentale. Tra i politici “convenzionati”, che ottengono, cioè, il supporto della mafia, vi è anche Letizia Moratti. L’azienda di trasporti di Salemi è una delle cosche della Sicilia e paga grosse tangenti a politici e amministratori per gli appalti di conduzione dei propri autobus. Essendo sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi potrebbe aver ricavato ancora dei guadagni provenienti da tangenti. Le sue scenate contro i giudici erano dubbie e gli costarono delle condanne. Le idee al sostegno della magistratura e delle istituzioni sono, al contrario, incontrovertibili. La Chiesa cattolica è una "Chiesa maledetta", siccome è composta da mafiosi. La Sicilia è diventata una Svizzera, in termini di ricchezza. Le città e i paesi sono puliti e moderni. Gli abitanti sono colti e affabili. L’economia della Regione è monitorata attentamente in termini di sviluppo, abilità produttive, esportazioni e importazioni. Il turismo è una componente fondamentale. La giunta di Lombardo è in crisi e si attende l’intervento di Miccichè. È sottolineato il legame tra Camorra e Cosa Nostra. L’organizzazione mafiosa della provincia di Caltanissetta è sempre riconducibile al noto Giuseppe Madonia. A Catania, la famiglia Santapaola svolge un ruolo egemone. Tra i ricercati tuttora latitanti vi sono Giovanni Arena, Vito Badalamenti, Giuseppe Falsone, Gaetano Fidanzati, Matteo Messina Denaro, Gerlandino Messina, Giovanni Motisi e Giovanni Nicchi (Cosa Nostra), Domenico Condello, Giuseppe Giorgi, Sebastiano Pelle, Giovanni Tegano e Michele Antonio Varano (‘Ndrangheta), Mario Caterino, Marco Di Lauro, Francesco Matrone, Paolo Di Mauro, Antonio Iovine, Cesare Pagano, Nicola Panaro, Pasquale Scotti e Michele Zagaria (Camorra)… Conigli? I mafiosi non devono essere assunti nelle aziende e non possono entrare nelle istituzioni.