Nei pressi di Gaz e dell’aeroporto, ai piedi dei monti posti a ovest, un impianto elettrico inquina l’atmosfera con le esalazioni di due ciminiere alte 60 metri. Si tratta di una centrale atomica. La radio dice “urania”, quando i commentatori parlano. Per raggiungere la struttura, occorre attraversare un quartiere di officine che vendono prodotti metallurgici e pezzi di ricambio per auto. Il sito è alloggiato tra un bosco diradato e una raffineria, che fornisce gli idrocarburi per la combustione. Oltre alle ciminiere e ad uno stabile di 7, 8 piani, contenente macchinari e amministrazione, l’impianto è costituito da otto reattori neri, di forma cilindrica, alti 50 metri e larghi 20, divisi in due gruppi da quattro. Gli stessi iraniani, ancora una volta, raccontano che i reattori sono destinati alla fissione nucleare e che vi sono già stati degli incidenti. Avvicinandosi, si ha la sensazione di camminare in un vuoto magnetico. I controlli, all’entrata, sono notevoli. Proseguendo verso la città, si incontrano delle grosse aziende e la Esfahan Petrochemical, un’impresa costruita nel 1992, che sintetizza benzene, toluene, ortoxilene, paraxilene e altri derivati dello xilene. L’industria bellica, nell’area, è particolarmente sviluppata e comprende la produzione di armi chimiche.
Le coordinate di questi siti possono interessare gli eserciti delle nazioni che si oppongono all'Iran. Nel 2008, quando fui arrestato dalla polizia iraniana, accusato di spionaggio e di svolgimento illecito dell'attività giornalistica, l'esercito israeliano iniziò un deciso attacco a Gaza...
Film: Il sito nucleare di Isfahan
15/08/2009