Albania

L'Albania è disposta ad entrare nell'Unione degli Stati europei. Il Governo di Berisha dovrà confrontarsi con le difficoltà causate dall’instabilità. Cinque persone erano morte all’inizio di agosto. Il killer, Dritan Dajti, aveva sparato quando stava per essere arrestato dalla polizia. Prima delle votazioni parlamentari, svoltesi alla fine di giugno e vinte dal Partito Democratico di Berisha, altri due politici erano morti in differenti attentati. L’Albania è stata accolta nella Nato all’inizio del 2009 e l’iter di ammissione all’Ue potrà essere esaurito senza problemi. Tirana ha l'opportunità di soddisfare le esigenze dell’Europa. L'azione della polizia dovrà essere accresciuta. L’Albania è uno “Stato mafia”, che presenta, come altre nazioni, una società di carattere mafioso, bande, attività illecite, boss e servizi deviati. Gli affari maggiori sono costituiti da riciclaggio e commercio di droga, a cui gli albanesi dedicano ampie coltivazioni, impianti di raffinazione e manodopera. La loro mafia estende la propria attività in Italia, in Grecia, in Macedonia e nel resto d’Europa. Gli esponenti dei partiti sono mafiosi e corrotti. Il rilascio di visti è ottenibile senza problemi. Tirana è una città afosa. Gli abitati del centro lasciano spazio ad un’urbanizzazione desolata. Oltre alle coste marine, il resto dell’Albania dispone di un ambiente verde. L’islamismo è abbastanza diffuso. Il business della droga motiva l’aggressività delle bande albanesi, che difendono i propri interessi in patria e nelle altre nazioni. La polizia tollera l’attività criminale e subisce i contrasti delle bande. Tra Tirana e il confine con il Kosovo si notano le coltivazioni di droga incriminate dalle istituzioni internazionali. Si vedono piantagioni attorno al Lago Ulez, ma non solo. Gli abitanti spiegano che l’attività clandestina è volta a produrre eroina, cocaina e hashish. Le loro facce sono decisamente marcate dal consumo di droga: occhiaie, occhi gonfi, pallore e disidratazione contraddistinguono i visi di donne, bambini, anziani, giovani e poliziotti. Le raffinerie della droga grezza sono poste in caseggiati recintati, a volte, da reti e da filo spinato, che sembrano abbandonati. Si notano auto di grossa cilindrata. Molte macchine hanno targhe italiane. Vi sono anche auto rubate. Mi ha incuriosito, ad esempio, una Mercedes targata AR747AB, parcheggiata nel centro di una città isolata. La mafia albanese è considerata infida a causa del proprio arsenale di armi ad alto potenziale e per i contatti con le maggiori organizzazioni criminali italiane. Secondo la Direzione Investigativa Antimafia, è confermata la pervasività della criminalità organizzata albanese, strutturata in sodalizi dediti al business della droga, capeggiati da soggetti dimoranti in patria, dove vengono reinvestiti i proventi delle attività illecite. Ci sono relazioni operative con sodalizi italiani e con individui di diversa estrazione etnica, soprattutto magrebini: il binomio così costituito si afferma come un profitto operativo, in quanto favorisce sicuramente i traffici illeciti in questione, velocizzando i tempi per l’importazione degli stupefacenti e, soprattutto, comportando, per i gruppi criminali, maggiori introiti economici, derivanti sia da una migliore fase di acquisto delle sostanze psicotrope, sia da un più veloce smercio della droga arrivata in Italia. Le coste pugliesi restano una zona primaria di ingresso delle sostanze stupefacenti provenienti dall’Albania, il cui traffico è gestito da agguerriti trafficanti albanesi di eroina e cocaina, stabilitisi nel nord della provincia di Bari, che si servono di cellule nel Paese di origine, con funzione di distributori e grossisti. Droga e rapine non costituiscono le sole attività della mafia albanese. Il mercato delle armi rappresenta un altro business delle differenti bande. Non c’è da stupirsi se l’Uck, l’esercito di liberazione del Kosovo, abbia finanziato e finanzi tuttora la propria esistenza tramite la compravendita di stupefacenti. Le armi sono vendute dagli albanesi ai kosovari. L’esercito di Tirana sostenne la lotta di indipendenza del Kosovo con differenti reparti armati. Durante il conflitto, gli albanesi commerciarono organi di serbi. L’esercito ha 14.500 soldati. I costi per la Difesa raggiungono il 2% del Pil. La base della Nato occupa un vasto spazio alla periferia di Tirana. L’Albania, inoltre, dispone di armi non convenzionali, che non ha ancora distrutto, nonostante gli accordi firmati in passato. La produzione di elettricità mediante l’utilizzo di centrali atomiche è diffusa e in tutta la nazione possono essere notati impianti non denunciati alle istituzioni internazionali.


26/08/2009