Rugova e il Kosovo

La Kfor mantiene una sorveglianza decisa in tutto il Kosovo. Soldati, jeep, camion e carroarmati pattugliano le strade, le città e i confini, utilizzando squadre, basi e checkpoints. La guerra che oppose Uck ed esercito serbo tra il 1998 e il 1999 comportò 11.000 morti. Si tratta di una cifra inferiore alle 100.000 vittime del conflitto in Bosnia, ma i contrasti dei mesi passati avevano riaperto la “questione del Kosovo”. Due giorni fa, sono stati divulgati dei video riguardanti guerriglieri armati, intenti a presidiare la frontiera con la Serbia per difendere gli abitanti di origine kosovara. La polizia ha arrestato anche tre persone alla dogana di Hani ed Elezit, al confine con la Macedonia. I 250 poliziotti serbi che stanno scioperando contro gli ordini impartiti dal Kosovo Police Service dovranno riprendere il proprio lavoro entro la fine di giugno. I maggiori problemi riguardano le enclavi serbe. Il premier kosovaro Thaci ha invitato tutti i serbi a tornare alle proprie abitazioni. Si sente parlare di 1.300 desaparecidos, di persone di entrambe le etnie sparite nel nulla, probabilmente ammazzate. Si registrano morti e feriti occasionali. Non ci si può aspettare che il conflitto possa spegnersi immediatamente. La vendetta dei kosovari si contrappone alla resistenza dei serbi, che non accettano le normative istituzionali. L`intervento della Nato fu veloce, ma costituì un`ingerenza negli affari interni della Serbia, che lasciò spazio all`autodeterminazione dei kosovari. Il conteggio dei morti presenta 3.000 vittime inflitte dall`Uck e 5.000 vittime serbe, causate dalla Nato. Nei mesi di aprile e maggio del 1999, gli attacchi aerei dell`Alleanza Atlantica colpirono il centro urbano di Aleksinac, un treno a Grdelica, una colonna di rifugiati a Dakovica, lo stabile della Radiotelevisione Serba (Rts) a Belgrado, la città di Surdulica, un bus a Lužane, un ospedale e un mercato a Niš, la rappresentanza diplomatica della Cina a Belgrado, l`ospedale Dragiša Mišović, dei rifugiati kosovari, un ponte a Varvarin e degli appartamenti a Novi Pazar. Il motivo fondamentale che portò il Kosovo a dichiarare la propria autonomia fu, sostanzialmente, la presenza di giacimenti di idrocarburi, sfruttati da impianti di raffinazione. Rugova morì nel 2006 a causa di un cancro alla gola, ma il fantasma del “fondatore della patria” è tuttora vivo nella politica del Kosovo. Rugova fu abile ad attivare le istituzioni internazionali a favore della guerra di indipendenza. Nazioni Unite e contingenti europei si attivarono subito a sostegno della causa kosovara e mantengono una presenza sensibile. Lo stesso Rugova si rese colpevole di omicidi. Furono rinvenute tombe collettive con i resti di serbi e kosovari. Vi sono leaders politici che hanno dovuto comparire di fronte ai magistrati del Tribunale Internazionale dell`Aia, accusati di crimini di guerra per il ruolo svolto durante la propria militanza nelle fila dell`Uck. Mitrovica è in stato di guerra.

05/06/2009