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Tikrit |
I siti nucleari esistenti in Iraq non sono solo quelli indicati dalle maggiori istituzioni internazionali. La dittatura di Saddam aveva previsto un sistema militare di sviluppo di tecnologia atomica, connesso a un robusto progetto di produzione di elettricità tramite centrali termoelettriche e atomiche. Gli impianti in grado di eseguire reazioni nucleari con gli isotopi dell’uranio sono tuttora diffusi. Molte strutture comprendono reattori con differenti potenziali, ciclotroni, turbine e altre attrezzature. Ovviamente, esistono siti rivolti alla definizione degli isotopi dell’uranio che si possono estrarre dal minerale, raffinato in diversi modi per produrre uranio arricchito e impoverito. L’uranio è sfruttato come sostituto del petrolio, visto il minor costo che comporta la reazione atomica rispetto al consumo di idrocarburi. L’acqua è usata e riutilizzata nei bruciatori. I materiali di scarto, tra cui il plutonio, sono conservati o destinati ad altri fini, adesso, ma potranno essere sfruttati in ambito militare, in futuro. I siti sono spesso posti sotto la sorveglianza dell’esercito iracheno, che dispone di checkpoints e di guardiani armati. Durante un mese di embedding, l’esercito statunitense in Iraq mi ha destinato alla rilevazione delle strutture atomiche e dei siti sospetti, aggregato alle squadre di tanks e di humvees.
A Baghdad, la contraerea irachena spara spesso nei pressi delle centrali atomiche. In gennaio, l’elicottero che mi stava portando da Biap (Baghdad International Airport) alla base di Washington è stato raggiunto da un missile sparato dal nuclear power plant sito nei pressi del quartiere di Al Jaza’ir. Questo impianto termonucleare produce elettricità ed è perfettamente attivo. Dall’elicottero, si vedono quattro bruciatori che sprigionano vapori. A qualche decina di metri di distanza, si vede un secondo sito, con le ordinarie torri cilindriche beige di molte centrali nucleari. Potrebbe essere un centro atomico di supporto per gli scarti radioattivi dello stesso nuclear plant, a destra di cui vi è un impianto di trattamento dell’acqua, che dovrebbe essere connesso all’elemento indispensabile per i reattori ad acqua leggera (che sfruttano uranio arricchito), o pesante (D2O), che impiegano uranio naturale, riutilizzando i liquidi vaporizzati. Di fronte all’area produttiva di Jabbur, è posta la centrale atomica “numero due”, un imponente impianto termonucleare, destinato alla produzione di elettricità, con torri simili ad altiforni e con due reattori di raffreddamento posizionati sulla parte che precede i bruciatori, identici alle colonne cilindriche di altre strutture atomiche, con le ampolle per le reazioni in vista, all’aperto. Passato l’impianto, dopo qualche ora, si inizia ad avvertire un blocco alla circolazione sanguigna degli arti inferiori, che dura un paio di giorni, dovuto all’elettroshock. Nei pressi della centrale, nel quartiere di Jabbur, vi è una raffineria, che sprigiona una fiammata visibile in tutta Baghdad, di giorno e di notte. La presenza di uranio è sottolineata dai militari delle Nazioni Unite. Uno dei caschi blu in servizio in Iraq mi ha avvicinato alla stazione dei bus dell’esercito Usa che partono dal centro di Baghdad e mi ha fatto notare il viso ustionato dalle attività nucleari.
Un altro sito di notevole importanza può essere rilevato nei pressi della base di Striker Stables, dormitorio di appoggio sistemato a poca distanza da Biap. Gli impianti si vedono chiaramente se si sfruttano i mezzi di spostamento statunitensi. Prima dell’arrivo a Striker, verso nord, un’ampia zona ospita delle raffinerie e un impianto atomico, che produce plutonio, secondo gli addetti del campo. Il sito è costituito da un moderno edificio grigio, di forma trapezoidale, con la copertura più piccola della base, con colonne di protezione ai lati e con una raffineria adiacente, rischiarata da fari, nel buio. Si sente dire che la zona è scarsamente avvicinabile, viste le risposte armate che contrappongono gli iracheni. A Striker, c’è una sezione che svolge il ruolo di cella. Nello stesso quartiere, vi è l’ex residenza presidenziale di Radwaniyah, utilizzata da Saddam, rilevata con il nome di Al-Qaddissiya, dove era stato attivato anche un carcere, noto per le torture e le esecuzioni di massa, essendo il maggiore centro di reclusione per le oltre 5.000 persone arrestate soprattutto durante le ribellioni del 1991.
L’aeroporto di Baghdad è spesso scosso dalle esplosioni dei missili. Durante i due giorni in cui ho dovuto aspettare un volo utile per poter essere riportato ad Ali Al Salem, quando dovevano essere probabilmente perfezionati i miei permessi di espatrio, l’armata degli insorti iracheni ha attaccato l’aeroporto militare. Si sono sentiti spari e colpi di artiglieria, dopo le esplosioni di una decina di ordigni. Gli aerei che arrivano e che partono da Baghdad sono spesso colpiti da lanci di missili e da spari di armi leggere. Gli aeroporti sono il cardine dell’occupazione dell’esercito Usa, che li ha sfruttati per disporre le proprie basi in tutto l’Iraq. Lo scalo di Baghdad fu conquistato dalle forze della Terza Divisione di Fanteria dell’esercito statunitense all’inizio del mese di aprile del 2003. Morirono più di 300 militari iracheni, appartenenti alle Forze Speciali e alla Guardia Repubblicana. I jet del Pentagono colpirono la città e la periferia.
Da Striker a Biap, i collegamenti sono forniti da una navetta di bus ordinari, che si spostano nell’ambito dello stesso perimetro. Striker, Al Amarah, Ali Al Salem e il campo dell’aeroporto, Sather, sono basi abbastanza scomode, dove si deve dormire in tende con brande. Tikrit, Tallil e Baghdad hanno alloggi più comodi: gli edifici requisiti, i containers o le stanze dispongono di letti e materassi. Sather è un campo dell’aviazione, controllato dall’esercito Usa, posto a pochi metri dalle piste di decollo per aerei ed elicotteri. Sulla tratta di via tra Biap e il centro di Baghdad, al ritorno, il mezzo blindato degli statunitensi sfrutta un secondo tragitto, parallelo all’autostrada. Si vedono, nell’ordine, due siti. Il primo ha due decine di torri di raffreddamento, uguali ai reattori beige che sono collegati, di norma, a caldaie per le reazioni atomiche. Il secondo impianto è identico, in termini di struttura, al nuclear power plant e alla centrale “numero due”, con 4 altiforni e un’attività termonucleare.
Un altro power plant è indicato nel quartiere di Al Waziriya, nei pressi del Ministero della Difesa, tra il ponte Sarafiya e Al Imam Al A’zam Street. Si vede una torre sovrastare le abitazioni del quartiere. Quando aspettavo di fare delle interviste nella lobby del Parlamento iracheno, ho sentito dire che questa centrale, rivolta alla produzione di elettricità, dispone di un ciclotrone, un impianto atomico per l’accelerazione delle particelle. Nel quartiere di Um Al Ma’arik, a fianco di un lago, c’è una power station, composta da due edifici, che potrebbe utilizzare elementi nucleari. Il plutonio deve essere prodotto in un reattore nucleare. L’isotopo è composto bombardando l’U-238 con neutroni lenti. Quando l’U-238 cattura un neutrone, si produce l’U-239, che decade in plutonio 239, con un dimezzamento accelerato. Gli ispettori delle Nazioni Unite appresero che il primo progetto di ordigno iracheno era stato sostituito da un congegno più efficiente, con un diametro di 600-650 millimetri, adatto ad essere montato nei missili Scud. Il Governo iracheno, che ha più di 70 miliardi di dollari di riserve finanziarie, derivanti dalle vendite di petrolio, ha dichiarato di voler riesumare il programma di produzione di energia atomica, mediante l’acquisizione di un reattore, come dovrebbe aver già fatto in passato.
Nella zona più povera di Baghdad, a sud di Sadr City, esiste un’altra struttura nucleare, che ho rilevato quando stavo raggiungendo la fortezza sciita in taxi. La forma trapezoidale del fabbricato, di colore beige, è identica alla centrale al plutonio dell’aeroporto. Si vedono dei piloni elettrici e si sente dire che questo è un impianto atomico. La corrente è destinata alle abitazioni, che soffrono, però, tuttora, di sbalzi di tensione saltuari. A nord di Baghdad, oltre il quartiere di Havy Adan, passato un corso d'acqua, vi è una stazione di trasformazione dell’elettricità, che dovrebbe avere tecnologia atomica. L’antenna della telecom, che domina il centro della città e gli abitati del potere di Saddam, dovrebbe essere il trasmettitore più grande di Baghdad, capace di raccogliere le frequenze radio provenienti dall’Arabia e di trasmetterle al resto delle antenne posizionate nei diversi punti dell’abitato. In tutto l’Iraq, potrebbero esistere altri centri di ricezione. Viviamo in un mondo nucleare. Questo è ovvio. Il numero di impianti atomici esistenti anche nelle nazioni che hanno sottoscritto il Trattato di Non Proliferazione è tale da poter supporre la presenza di numerosi centri in tutti gli Stati. Il divieto di utilizzo di armi non convenzionali dovrebbe essere regolato precisamente dalla legislazione internazionale.
La reazione atomica prodotta dagli impianti di Al-Tuwaitha può essere confermata, così come l’esistenza di 5 reattori, realizzati nel sottosuolo, posti prima della zona di Salman Pak, dove erano ospitati un sito chimico e batteriologico e un campo di addestramento segreto per attentatori e dirottatori. Secondo alcune fonti, sono confermate le connessioni tra Salman Pak e attentatori arabi, non solo iracheni, così come i contatti tra l’intelligence irachena e i dirottatori dell’11 settembre. In un’intervista rilasciata il 14 ottobre 2001, poco più di un mese dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, un ex capitano dell’esercito iracheno, Khodada, dichiarò che il training era rivolto agli attentatori, che si sarebbero addestrati a costruire ordigni esplosivi, a compiere omicidi, rapimenti, dirottamenti di aerei, di autobus e di treni, realizzando tutti gli altri tipi di azioni connesse agli attentati. Il 6 aprile 2003, all’inizio dell’operazione Iraqi Freedom, i marines entrarono nella base, rinvenendo postazioni e armamenti, elementi chimici e un Boeing 707, che doveva svolgere il ruolo di rottame per l’addestramento. Il campo era rivolto al training dei fedayeen iracheni, degli estremisti islamici stranieri, della Guardia Repubblicana e delle Forze Speciali, un contingente dell’esercito che mantiene come stemma delle proprie divise il simbolo della morte.
Il Direttore della Cia affermò davanti all’Intelligence statunitense che l’Iraq fornì un allenamento agli attentatori di Al-Qaida e che Saddam sviluppò un programma attivo di training per dirottatori in un’area nota come Salman Pak. Vi sarebbe stata, inoltre, evidenza del fatto che alcuni afgani trovarono rifugio in Iraq. Il sito chimico e batteriologico di Salman Pak è posto in un’insenatura del Tigri a forma di cappio, che si raggiunge facilmente da Baghdad, prendendo l’autostrada verso Bassora e percorrendo, quindi, la via ordinaria che la costeggia. Il campo di addestramento è a sud degli impianti, che mostrano un reattore cilindrico. Oltrepassando l’impianto nucleare di Osirak, oltre la base militare irachena che precede le coperture di 5 reattori, inizia un centro abitato, da cui si raggiunge il sito, distrutto dai bombardamenti statunitensi. Le abitazioni, nella zona di Salman Pak, sono tuttora in rovina e si vedono i ruderi a fianco della strada, presidiata da carroarmati e soldati iracheni. Secondo gli statunitensi, Salman Pak era una delle basi dove furono addestrati i dirottatori dell’11 settembre. Il training riguardò anche attentatori stranieri. I piloti che guidarono gli aerei verso le Torri Gemelle avrebbero potuto essere stati reclutati a Kabul e nello stesso Iraq.
Gli iracheni dicono che gli impianti nucleari di Al Tuwaitha sono utilizzati per depositare gli scarti radioattivi provenienti da altre centrali, facendo riferimento anche al plutonio. Nel 2004, i militari statunitensi rilevarono dei laboratori sotterranei, nascosti, che non erano stati monitorati dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Al-Tuwaitha aveva strutture per ricerche, laser e test magnetici, con laboratori rivolti all’arricchimento dell’uranio, alla separazione del plutonio, alla lavorazione di plasma, ioni, combustibile ed elementi chimici, oltre a caseggiati per la preparazione del metallo di uranio per le testate (UNH), per il trattamento dei materiali radioattivi, per progetti petrolchimici e per la definizione degli isotopi UO2, UF4, UF6, U308 e UC14. Il centro svolge tuttora il ruolo di deposito per diverse tonnellate di uranio e aveva laboratori per armi chimiche e batteriologiche. Le immagini satellitari di Al Tuwaitha mostrano diversi edifici distrutti e fabbricati in attività, tra cui una centrale termonucleare con reattori beige. Nel quartiere di Awwad, a diverse centinaia di metri da Osirak, c’è un sito sospetto, che ospita depositi di carburante, coperture rotonde di strutture costruite nel sottosuolo, impianti e capannoni. Nell’abitato di Za Faraniyah, vi è inoltre un deposito di proiettili e ordigni, rovinato dagli attacchi del 2003.
A Baghdad, in Yafa Street, nei pressi del checkpoint 3 e dei maggiori edifici governativi, vi erano gli uffici appartenenti al Centro Petrolchimico 3, destinato a coordinare tutto il programma iracheno di sviluppo di armi nucleari. Nonostante la mancanza di materiali radioattivi debba essere dimostrata, la centrale elettrica a nord di Sadr City non dovrebbe avere sostanze nucleari. È confermata anche la natura atomica della centrale che si vede prima di Hadithah e del lago Al Qadisiyah, dopo Ar Ramadi, passati i laghi Al Habbaniyah e Ath Tharthar. Il power plant di Bassora è posto in mezzo alla città, tra il quartiere di As Sindibad e l’aeroporto di Bassora-Maqal, dove le acque del Nahr Qarmat Alì si immettono nello Shatt al’Arab. Il sito termonucleare si vede perfettamente dalle immagini satellitari ed è affiancato da depositi di carburante e da altri impianti. Verosimilmente, a Bassora vi sono altre strutture atomiche. In riva allo Shatt al’Arab, proseguendo verso sud, si notano, ad esempio, un secondo fabbricato, con i reattori di raffreddamento beige, nella zona di Ar Ribat e un terzo edificio sospetto, con torri cilindriche per la combustione, identico alle altre centrali atomiche, a fianco dell’ospedale di Al Maraqah, che potrebbe produrre elementi batterici da sfruttare come armi. L’impianto termonucleare di Umm Qasr è altrettanto facile da individuare e potrebbe essere ripreso o fotografato dal confine tra Iraq e Kuwait. La città portuale fu uno dei primi target dell’invasione alleata del 2003 e i soldati iracheni opposero notevole resistenza alla British Army. Durante la guerra tra Iran e Iraq, Umm Qasr costituì un punto strategico e non cadde mai sotto gli assalti delle forze iraniane.
Prima che lo Shatt al’Arab si immetta nel Golfo, dal satellite si nota un sito sospetto ad Abadan, in Iran, con depositi di carburante e strutture che potrebbero costituire impianti per la produzione di elettricità. Le immagini del globo mostrano, nello stesso Khuzestan iraniano, a Omidiyeh, un aeroporto con un campo militare e un sito sospetto, volto alla produzione di elettricità, con depositi di carburante, raffinerie e impianti diversi. Yazd rimane un punto di notevole importanza per il programma atomico iraniano. Nella città di Yazd e nei dintorni del centro urbano, vi sono siti sospetti e impianti che potrebbero essere connessi all'industria dell'elaborazione dell'uranio, che costituisce uno dei maggiori comparti della provincia, dove vi sono, infatti, giacimenti che permettono di estrarre tonnellate di minerale dal suolo ferroso (Narigan, Zarigan, Saghand). Esistono dei rapporti che rilevano dei siti nucleari posti nel sottosuolo, a Yazd. Nella città di Darkhovin, è stato realizzato un impianto da 360 MW, ideato secondo il reattore da 40 MW di Arak. L'università di Shiraz ha un dipartimento di ingegneria atomica. La stessa città ospita una base missilistica. A Fasa, nei pressi di Shiraz, è attivo un centro per ricerche nucleari e si sospetta che la stessa zona possa ospitare un sito missilistico. La centrale atomica di Gaz, posta alla periferia di Esfahan, adesso è chiaramente distinguibile dalle immagini satellitari. Quasi due anni fa, quando la raggiunsi per la prima volta, fui colpito dalla tecnologia evoluta del sito nucleare, petrolifero e chimico iraniano. Indubbiamente, l’Iran dispone già di tutti i componenti per ampliare il proprio arsenale di testate atomiche. A Esfahan potrebbero esserci anche dei siti missilistici. L’Iran, d’altra parte, ritiene pienamente motivato il proprio programma nucleare, viste le armi che posseggono Israele e l’Alleanza Atlantica.
L’esercito iracheno, in termini di truppe, è più forte di quello statunitense, dispone di armamenti abbastanza moderni e di una modesta aviazione, che non può agire, visti i divieti esistenti. Gli armamenti e l’aviazione Usa restano superiori e costituiscono un mezzo di dissuasione decisamente persuasivo. Gli elicotteri Usa sono spesso presi di mira dai proiettili e dai missili iracheni. A Tallil, Tikrit e Al Amarah, gli statunitensi hanno depositi con centinaia di humvees e di camion blindati, oltre agli aerei e agli elicotteri di servizio. A Biap, vi sono anche carroarmati moderni, più incisivi in fase di attacco e maggiormente armati di mitragliatori, come i mezzi dell’esercito australiano. Gli humvees, che i militari chiamano cars, sono spesso acquistati dall’esercito iracheno. Non si vedono, però, nei campi iracheni, carroarmati pesanti, come quelli usati per l’invasione, che potrebbero essere nascosti nei capannoni o essere stati ritirati in Arabia o in Kuwait, dove gli statunitensi mantengono tante basi: Camp Doha, Ali Al Salem, Arifjan, Navistar, Patriot, New York, Spearhead, Victory, Wolf, Kuwait Navy Base, Udairi Range.
I siti nucleari, o sospetti, esistenti a Tikrit sono almeno sei. Il primo si vede chiaramente andando dall’aeroporto verso il centro urbano, percorrendo il ponte sul Tigri, sulla sponda destra del fiume mesopotamico, oltre le secche di un ampliamento del corso d’acqua, nei pressi del presidential palace di Saddam. La struttura è analoga alle altre centrali termoelettriche: un edificio, di forma rettangolare, con una torre per gli uffici tecnici, nasconde gli altiforni per la combustione degli idrocarburi. Il tragitto obbligato delle esplorazioni degli ingegneri dell’esercito americano non mi ha permesso di raggiungere i siti. Il secondo impianto si nota in una parte abitata della città, che si estende ai bordi del fiume. Si tratta di un power plant, posto in cima ad un rilievo, che domina un’urbanizzazione desolata, con abitazioni povere, fabbricate al riparo di blocchi di cemento, in mezzo all’immondizia. Il sito presenta la stessa struttura a base rettangolare delle altre centrali e si sente dire che è rivolto alla produzione di elettricità tramite lo sfruttamento di tecnologia termonucleare. A nord dello stesso centro, vi è un impianto di trattamento dell’acqua, con differenti attrezzature e con un reattore sferico identico ad altre strutture per l’elaborazione di plutonio e isotopi radioattivi. Si vedono impianti rilevanti e edifici di sostegno, con una struttura bianca, che dovrebbe permettere la raffinazione degli isotopi dell’uranio, come i silos, i reattori, i caseggiati e le attrezzature adiacenti. Cavi elettrici e terminazioni per la corrente ne confermano la destinazione. Vi è anche un’antenna per la ricezione delle frequenze. L'acqua è utilizzata normalmente per far riposare il combustibile radioattivo spento. Un altro sito di sviluppo di Tikrit è posto nella periferia della città, a destra della strada che si può percorrere per andare dall’abitato all’aeroporto e alla base statunitense di Camp Speicher. La struttura è costituita dal solito fabbricato termonucleare, affiancato da diverse abitazioni e da un reattore. Oltre queste centrali, inizia la recinzione dell’università, dove si notano impianti per le ricerche atomiche, identici a quelli di Esfahan. Nella stessa zona, sul lato sinistro della via, al riparo di un bordo di sabbia, si vedono dei cerchi metallici, che potrebbero rappresentare le coperture di reattori, o depositi realizzati nel sottosuolo per i materiali di scarto, ma le protezioni sono decisamente limitate.
Nei dintorni della base statunitense, che dista pochi chilometri dai siti, vi sono altri impianti industriali, verso cui convergono i cavi elettrici della corrente prodotta nelle centrali. Il campo militare è ampio e comprende abitazioni ed edifici requisiti, oltre all’aeroporto, da dove decollano aerei C-130 quadrielica, elicotteri da combattimento e da trasporto, come i Ch-47 Chinook, che ospitano fino a 35 soldati grazie ad una pancia abbastanza capiente. Per le lunghe tratte di viaggio, gli elicotteri, che volano a 300 km/h con il supporto di turbine, devono fermarsi a fare rifornimenti di carburante, anche in piccole basi, quasi sguarnite, di giorno e di notte, decollando in verticale, o eseguendo tratte di lancio in orizzontale prima di prendere quota. L’antrace, i gas nervini, le embolie cerebrali dovute ai voli e le febbri mesopotamiche lasciano i militari in uno stato di torpore. Vista la situazione dei soldati della mia età, nei prossimi mesi raggiungerò altre zone di guerra. Siamo mercenari. A Tikrit e Tallil, ci sono dei pezzi di artiglieria leggera, in disuso, con i tubi bruciati e anneriti a causa dei colpi sparati, che avrebbero potuto essere stati lasciati dall’Iraqi Army. Le truppe statunitensi, probabilmente, si spostano utilizzando differenti tratte dell’intreccio che connette le basi in ordine sparso, attraverso la spina dorsale che collega Ali Al Salem, Tallil, Baghdad, Tikrit ed Erbil.
Aeroporti come Al Amarah e Tallil alloggiano solo aerei da trasporto, soprattutto C-130. I jet decollano da Samarra. Dallo scalo militare di Tallil, si vedono nettamente due centrali atomiche, la cui natura è confermata dai soldati statunitensi addetti alle piste, che sentono le reazioni e la presenza di plutonio. Si tratta di due edifici, a forma di torri, con impianti e attrezzature di supporto, che potrebbero nascondere dei reattori. I fabbricati si possono filmare e fotografare dagli uffici dello scalo aereo, guardando verso sud. Viste le affermazioni dei militari Usa, ho il sospetto che gli iracheni stiano utilizzando le reazioni atomiche prodotte dai propri impianti nucleari come arma offensiva nei confronti degli invasori. Ho ripreso le torri delle centrali quando il commando statunitense aveva deciso di rimandarmi a Baghdad, viste le richieste delle autorità irachene, che mi stavano facendo piantonare da un poliziotto. È difficile agire come una spia nemica durante una guerra. Le accuse di spionaggio sono state vagliate da avvocati iracheni e statunitensi. Nel campo di Tallil, c'è anche una base dell'esercito rumeno, che ha deciso di fornire sostegno all'operazione Iraqi Freedom tramite i propri soldati. A Nassiriya, dovrebbero esistere altre centrali termonucleari, visto che la città è uno dei maggiori centri urbani dell’Iraq. I siti sospetti sono quattro, posti nei pressi di depositi di combustibile o di impianti per la raffinazione degli idrocarburi. Nassiriya è nota per avere un power plant con 4 impianti da 210 MW ciascuno, attrezzati con tecnologie moderne, con bollitori, turbine e con sistemi di controllo Trace Mode Scada, normalmente utilizzati nelle centrali atomiche europee. La regione dispone di ingenti riserve petrolifere, come le zone di Qurnah, Nahr Umar, Ratawi, Majnun, Kirkuk. Altri impianti termonucleari sono stati riattivati nei maggiori centri urbani dell'Iraq.
I militari statunitensi adottano armi e attrezzature moderne, più o meno identiche. Oltre a elmetti e giubbotti antiproiettile, che forniscono una copertura quasi integrale del busto, ogni soldato dispone ordinariamente di coltelli, di una pistola calibro 9 mm, di granate e di un fucile mitragliatore, che può essere comodamente posto al suolo con un treppiede e che può essere armato di lanciagranate. I tipi di mitra sono differenti: M4, M249, M240, M24, MK48, MK17, MK16 o MK46. Ci sono stati dei militari che si sono lamentati del fatto che le armi in dotazione hanno dimostrato capacità inferiori alle aspettative contro nemici rimasti vivi nonostante i colpi ricevuti. I mitragliatori più pesanti sono utilizzati per gli humvees e per i tanks. Ovviamente, i carroarmati percorrono strade minate, con autobotti parcheggiate, che potrebbero essere facilmente innescate. Confrontati con i blindati Lince di cui dispone l'esercito italiano, gli humvees statunitensi dimostrano di avere elementi tecnici migliori: video con guida satellitare, telaio largo e basso, più stabile, trazione integrale delle ruote motrici e, soprattutto, apertura superiore con pannelli blindati, che proteggono fino alla testa il militare addetto al mitragliatore, che resta seduto durante il viaggio. I tanks (camion) hanno maggiori attrezzature elettriche, dispongono di più mitragliatori e hanno due botole superiori. I furgoni ordinari delle forze irachene sono decisamente meno resistenti di queste categorie di blindati.
Gli elicotteri americani sono spesso presi di mira dai proiettili e dai missili iracheni. I sistemi difensivi degli stessi velivoli permettono però di evitare incidenti rilevanti. Gli elicotteri, infatti, sono caricati elettricamente negli eliporti, con corrente ad alta tensione, prima della partenza. La carica elettromagnetica forma una calotta di protezione, volta a respingere i proiettili e gli ordigni prima che raggiungano l’elicottero. La stessa calotta è mantenuta e riprodotta in volo dal motore e dal movimento delle eliche, che aumentano l’intensità residua del campo elettromagnetico. I proiettili e i missili che riescono a colpire i velivoli sono pochi. A decine o a centinaia di metri di altitudine, inoltre, gli ordigni perdono forza e velocità. Se i proiettili sono abbastanza precisi e potenti, raggiungono l’elicottero, ma le loro cariche esplodono quando sorpassano il campo elettrico: gli esplosivi urtano la struttura in lega metallica, causando solo scintille e uno scoppio. Oltre alla calotta elettromagnetica, le eliche causano ovviamente un turbine, che respinge identicamente i proiettili e i vettori sparati. La velocità del volo comporta la costituzione di un cuscinetto di aria compressa sul fronte e ai lati del mezzo, che rafforza la protezione. La terza e decisiva protezione di cui dispongono gli elicotteri da guerra è ovviamente concreta ed è costituita dal telaio in lega di metallo, contenente titanio, decisamente resistente agli impatti degli ordigni. I test hanno rivelato che il cilindro dei motori degli aerei è più resistente ai proiettili se gli stessi motori sono a elica e non a reazione, vista la formazione delle calotte elettromagnetiche e di aria compressa. In Iraq, dal 2003, sono stati abbattuti, o sono caduti per colpa di incidenti, oltre 100 elicotteri americani. All’aeroporto di Biap, quando attendevo il check-in del volo per Ali Al Salem, ho seguito con lo sguardo un C-130 quadrielica che volteggiava nelle nubi. È stato colpito da un missile. Indubbiamente, il campo magnetico degli aerei, costituito dalle eliche, potrebbe essere perfezionato.
La tenda di servizio del campo di Al Amarah ospita gli ufficiali addetti alla programmazione delle truppe, ai contatti con il resto dell’esercito, al monitoraggio della base e del perimetro, eseguito con radar e telecamere a raggi infrarossi. I militari svolgono esercitazioni notturne e amministrano il training dei soldati iracheni. Oltre alle trincee e alle placche di metallo inserite nel sottosuolo, oltre agli sbarramenti e ai muri di sabbia a fango, costruiti con l’aiuto di reti metalliche, gli alloggi di Al Amarah (tende e containers) sono posti al riparo di protezioni di cemento armato, identiche a quelle degli altri campi. Placche e reti di metallo, però, forniscono una sicurezza maggiore: attirano missili e ordigni, siccome sono caricate elettricamente. La sensibile attrazione elettromagnetica si somma alla temperatura, catalizzando i raggi infrarossi. Questi sistemi di protezione sono ovviamente applicati a ogni base e a ogni aeroporto. Gli ordigni che i guerriglieri iracheni lanciano verso il campo statunitense sono spesso acquistati e fabbricati in Iran, siccome la frontiera dista solo 50 km.
Dalle barricate di Al Amarah, si vedono chiaramente diversi siti. Le armi chimiche e batteriologiche sono prodotte almeno in due impianti. Il primo è costituito da un edificio bianco, somigliante a un ospedale, che si nota dalle trincee del campo statunitense. Nei pressi del fabbricato, vi sono dei silos. In cima alla parte centrale della struttura, c'è un'antenna per la ricezione di frequenze radio. Il secondo sito batteriologico è l'Ospedale Al Sader, che costituisce un obiettivo dei tragitti delle squadre statunitensi. Dalle finestre, si intravedono macchinari e laboratori. Attorno all’impianto, delimitato da inferriate e presidiato da soldati iracheni, ci sono botti, containers e recipienti per liquidi e gas. L'antenna radio è meno visibile. Anche altri ospedali iracheni potrebbero essere centri di sintetizzazione di armi batteriologiche. Nella periferia desolata e piena di immondizia di Al Amarah, si vedono le torri dei pozzi di petrolio, affiancate da raffinerie, silos, terminazioni elettriche e attrezzature industriali, che rilasciano nell'atmosfera nubi inquinanti. Il ciclo di produzione di corrente è definito da centrali termonucleari e da impianti elettrici.
Oltre alla combustione di idrocarburi, le centrali sfruttano infatti le qualità delle reazioni dell'uranio, per alimentare le turbine a vapore. Il power plant è nettamente visibile da ogni parte della città. L'impianto termonucleare è posto in riva al fiume ed è formato dai soliti ambienti per la combustione di idrocarburi e per le reazioni atomiche, mimetizzati in un edificio di colore ocra, con uffici tecnici e amministrativi a fianco. A sud del power plant, c'è un deposito di combustibile, che ospita una ventina di botti. Il secondo sito, posto a nord del power plant, sulle rive del Tigri, presenta due alti caseggiati, con antenne, depositi di combustibile, bruciatori e altri fabbricati. Anche questo centro dovrebbe essere un sito nucleare. La corrente elettrica prodotta ad Al Amarah è condotta verso il gruppo di piloni che si vedono sulla strada che costeggia lo stadio, dove si nota un terzo impianto, che dovrebbe ancora avere comparti atomici. Gli altri siti sospetti sono almeno due. Il primo si vede tra il power plant e la seconda struttura atomica ed è costituito dai caseggiati bianchi normalmente utilizzati negli impianti di arricchimento dell'uranio e da un bruciatore, alimentato da idrocarburi, simile alle torri per la raffinazione. Il secondo sito sospetto è rilevabile ai bordi di un'ansa del fiume Tigri. Il fabbricato dispone di depositi d'acqua e di silos cilindirci. Durante le ispezioni notturne, condotte dai militari statunitensi, ho visto chiaramente i fuochi delle armi degli iracheni e le ronde in macchina dei guerriglieri.
Le centrali atomiche di Erbil, Lake Mosul, Ain Sifne e Zakhu mi erano già note. A Kut, vi sono almeno due impianti per la produzione di elettricità. Il primo presenta le torri di combustione di ogni raffineria e differenti strutture di sostegno. Il secondo ha gli ordinari reattori beige delle centrali atomiche antiquate. Potrebbero essere due siti termonucleari, costruiti in riva al Tigri. La diffusione dei siti nucleari in Iraq, programmata da Saddam, è tale da poter rinvenire decine e decine di centrali atomiche. Ve ne potrebbe essere una a Mosul, nel quartiere di Havy An Nabijarjis, nei pressi di un deposito di autobus. Identicamente, a Mosul, dovrebbero essere esplorate le zone industriali di Baysan e di Havy Al Mansur, per giungere a impianti in grado di elaborare isotopi radioattivi. Nella stessa città, vi era un impianto chimico che produceva ossido di uranio e UC14. A Rashidiya, vi erano centrifughe per l’arricchimento gassoso e per la raffinazione dell’UF6. Macchinari e componenti erano costruiti e montati nei siti di Al-Shaheed, Al-Din, Khandri (Al-Radwan), Taji (Al-Zahf Al-Kabir), Badr, Zaafarniya, Dawrah, Salah e Al-Furat. La nitroglicerina liquida era sintetizzata ad Al-Amil. L’arricchimento chimico era sperimentato a Samarra, mentre Baghdad, Iskandariya, Al-Qaim e Nassiriya racchiudevano altri siti. L’impianto di Tarmiya (al-Safaa) era rivolto all’arricchimento dell’uranio. Le miniere erano dislocate ad Abu Sukhayr e Akashat. La capacità di produrre uranio altamente arricchito comportava, ovviamente, la separazione degli isotopi di uranio impoverito, utilizzabili in ambito militare. La produzione e lo sviluppo degli armamenti erano eseguiti ad Al-Atheer, Al-Hatheen e Al-Musayyib, Mosul, Al-Shaykili, Taji, Abu Ghrayb e Al-Tuwaitha. A Kirkuk, oltre a differenti miniere, vi è un impianto di separazione di idrocarburi, che potrebbe avere tecnologie evolute.
Il Pentagono, d’altra parte, usa ordigni con plutonio, uranio arricchito e impoverito, sganciati dagli aerei o dagli elicotteri verso le basi irachene. Gli stessi elementi sono utilizzati come esplosivo nei missili sparati dai jet o dagli elicotteri stessi e forniscono una potenza d’attacco più incisiva, dovuta alle maggiori capacità detonanti. Sono sicuro della presenza di isotopi di uranio arricchito in Iraq, che resteranno nell’ambiente per secoli, come in Afghanistan. Ho notato i nei della pelle ingrossarsi notevolmente in 4 settimane. Se l’uranio impoverito permette di costruire proiettili e missili con alte capacità esplosive, gli ordigni prodotti con plutonio e uranio arricchito hanno potenzialità superiori. In Afghanistan, in Iraq e nell'ex Jugoslavia, gli Stati Uniti hanno utilizzato bombe a grappolo, come l'esercito israeliano in Libano. Si tratta, però, di armamenti che dovrebbero essere vietati in ambito internazionale. Il Governo iracheno sta aspettando il permesso per eseguire la sentenza a morte di Ali Hassan al-Majid, conosciuto come Alì il Chimico, condannato per i crimini contro il popolo iracheno e per l'assassinio dell'Ayatollah al-Sadr.
Occorre una revisione del Trattato di Non Proliferazione. Ci sono Stati africani che hanno centrali atomiche, come Nigeria e Sudafrica, dove l’apartheid ha lasciato il posto a un conflitto latente tra neri e bianchi, che comporta tuttora vittime. I neri dicono che le stragi in Ruanda costituirono un sacrificio, ma occorrerebbe avere informazioni più precise, visto che la bestialità dei contingenti africani si è espressa al massimo durante la guerra che oppose le etnie hutu e tutsi. I principi posti dall’ordinamento internazionale, però, non sono vincolanti senza un’autorità che li faccia rispettare e l’egemonia unica degli Stati Uniti non è tollerabile. Mi restano dei dubbi in merito all’intelligence degli americani, che, durante un mese, ha dimostrato mancanze di strategia e di capacità prospettiche. In attesa dell’embedding, sono stato schedato e fotografato dall’esercito statunitense, che ha rilevato persino le mie impronte digitali, ma non intendo avere contatti con la Cia. Visto l'arresto del leader di al Qaida in Iraq, Abu Omar al-Baghdadi, personalmente, conoscendo uno dei comandanti dell'esercito iracheno, Atta, devo ribadire che l'Iraq, come altre nazioni arabe, dovrebbe pensare di più al proprio sviluppo, che alle situazioni di guerra. La nazione adesso è interamente percorribile, per ogni cittadino italiano che abbia i visti adatti. A Baghdad, vi sono le tombe che ospitano le vittime.