Terremoto

Trecento morti e 1.500 feriti. Il sisma che ha colpito l’Abruzzo è autentico. Le scosse del 6 aprile hanno distrutto L’Aquila e i paesi confinanti, colpendo con una magnitudine giunta fino a 6,3 gradi della scala Richter, lasciando solo macerie, rottami e abitazioni distrutte. Sono stati colpiti soprattutto i caseggiati posti nelle zone con superfici geologiche instabili e i fabbricati più antichi, costruiti con materie meno resistenti. Ai movimenti sussultori sono seguiti quelli ondulatori, che hanno effettivamente causato i crolli delle case. I monti granitici hanno fornito più resistenza del suolo fluviale. Il centro urbano dell’epicentro, Onna, è stato raso al suolo. Le ambulanze passavano davanti alle persone. Si sentiva dire che trasportavano morti o feriti. Strade e vie sono invase da calcinacci e da pezzi di pareti. Si vedono stanze piene di macerie. Le infrastrutture sono gravemente danneggiate. Molte abitazioni moderne presentano danni, ma hanno resistito all’urto del sisma. Decine di migliaia di sfollati devono fare fronte, adesso, al disagio prodotto dall’inagibilità delle case e ai danni registrati, oltre alla perdita dei familiari e delle proprietà. Ci vorranno anni, prima di ricostituire una condizione normale. A L’Aquila, vi era un osservatorio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Sismografi e geologi avrebbero potuto avvertire il disastro. Il giorno precedente, erano state rilevate due scosse, di 4 gradi Richter, ma nessuno aveva preso provvedimenti. Durante i giorni seguenti, i movimenti di assestamento sono stati centinaia, come quelli rilevati dall’inizio di gennaio. L’individuazione dei dispersi è stata eseguita, spesso, secondo le segnalazioni di parenti e conoscenti. I vigili del fuoco e gli altri soccorritori hanno recuperato i morti, mettendoli nei sacchi di plastica, facendo spazio attorno alle vittime prima di farle condurre altrove, controllando se respiravano, se si muovevano. Le ruspe in azione a Onna, a Paganica e a L’Aquila spostano le macerie, in mezzo alle abitazioni crollate. L’Aquila ha 70.000 abitanti. Onna ne aveva 300. Tra gli altri nuclei colpiti, vi sono Fossa, Totani, Tornimparte, Poggio Picenze, Villa Sant’Angelo. Le vittime sono morte per asfissia, o a causa delle lesioni. I feriti sono stati spediti agli ospedali di Sulmona, Avezzano, Terni, Pescara, Roma. I servizi non deviati (esercito, polizia e carabinieri) stanno ancora lavorando, per soccorrere le persone e per recuperare i dispersi. Sono morti bambini, donne e anziani. Gli sfollati devono restare nelle tende della protezione civile, o nei vagoni preparati dalle Ferrovie dello Stato. Ieri è stata rilevata un’altra scossa, con un’intensità di 4,9 gradi Richter. La conformazione geologica della regione è naturalmente soggetta a terremoti. A Pescara, la gente passeggia comodamente in riva al mare. Nei bar di Sulmona, i ragazzi mostrano di aver paura del sisma. Le indagini chiariranno se vi sono responsabilità penali in capo ai costruttori. Le autorità dovranno anche limitare le infiltrazioni degli interessi mafiosi negli appalti. Alle esequie hanno partecipato le maggiori cariche dello Stato. Dal vivo, la plastica facciale di Berlusconi fa impressione e ribrezzo. Il premier gestisce il Governo facendo affari (dal ponte sullo Stretto di Messina, alle obbligazioni statali a favore degli istituti finanziari), senza chiare linee di politica economica e industriale. Il ponte, però, potrebbe costare più di quanto possa pensare. Anche lo Stretto, infatti, è una zona sismica ad alto rischio e il progetto è destinato a fornire introiti alle mafie siciliane e calabresi, in cambio di voti. D’altra parte, secondo le informazioni note, Berlusconi iniziò la propria attività di imprenditore grazie a capitali provenienti dalla Sicilia e i rapporti con Dell’Utri, indagato dalla magistratura per le relazioni con la stessa mafia, svelano le connessioni del magnate di Arcore. I fondi per le vittime del sisma abruzzese possono essere recuperati senza problemi, viste le tangenti e visti i costi stupidi che contraddistinguono le regioni e gli altri enti dell’amministrazione statale.

14/04/2009