Libano-Israele: guerra leggera

Beirut. È guerra tra Libano e Israele. Si tratta di una “guerra leggera”, come la definiscono i libanesi, ma a Beirut il conflitto è tangibile e si sente nell’aria. Sabato, la Valle di Becka è stata colpita dagli aerei di Israele. Verso l’una, è stato possibile osservare due fumate, relative agli ordigni lanciati in mezzo alla conca naturale, seguite da altre due o tre fumate simili, giunte anche nei pressi del posto di confine con la Siria. Alle 19, Beirut è stata colpita da un deciso attacco dei jet di Tel Aviv. Le esplosioni ripetute dei missili si sono sentite in tutta la città. Ambulanze e vigili del fuoco hanno dovuto prestare i primi soccorsi. Sicuramente, i conflitti armati hanno colpito e riguardato anche il Sud e la “zona blu”, posta sotto la tutela delle forze delle Nazioni Unite nell’ambito del programma Unifil 2. Lo stato di allarme in cui è stata posta la capitale ha comportato un coprifuoco parziale, con lo spegnimento di molte luci e il mantenimento di un’illuminazione soffusa. Gli addetti dell’aeroporto hanno riferito che un missile ha colpito anche lo scalo di Beirut. I jet di Tel Aviv volavano sopra il Libano: si è sentito dire che i radar hanno rilevato altri aerei israeliani durante la notte. Le persone che passeggiavano in centro erano visibilmente agitate. Si è notato un aumento della sorveglianza della polizia. I vigili del fuoco hanno lavorato fino a tardi. È stata ovviamente allertata la contraerea. L’esercito libanese ha verosimilmente risposto con i propri missili. Gli scontri di artiglieria tra Hezbollah e Israele sono costanti. Le guerre in Iraq e in Afghanistan comprendono di fatto i bombardamenti di postazioni nemiche da parte dell’aviazione statunitense, in Pakistan, Iran, Siria e Kuwait e vi sono conflitti tra Israele, palestinesi e libanesi. Il mondo arabo è, di fatto, in fiamme. I libanesi stanno utilizzando i canali della diplomazia per limitare gli attacchi di Israele, ma Tel Aviv risponde dicendo che le decisioni sono demandate ai militari, che agiscono secondo le proprie procedure. Gli abitanti di Beirut raccontano che c’è stata una telefonata tra i Presidenti delle due nazioni nemiche, Simon Peres e Michel Sleiman, che hanno rilevato lo stato di tregua, a condizione che sia mantenuta una moderazione delle aggressioni. Rimane, adesso, un punto di dilemma che riguarda la posizione del Pentagono verso Tel Aviv e Unifil. Tradizionalmente alleati di Israele, gli Stati Uniti stanno sfruttandone le capacità offensive in Medio Oriente, grazie agli armamenti ipermoderni di cui dispone l’esercito di Tel Aviv. D’altra parte, Unifil 2 è formata da militari di eserciti appartenenti alla Nato, come quello italiano. Occorre forse avere da Washington, dal Pentagono, una posizione ufficiale, a favore di una delle due fazioni in conflitto, visti gli scontri che hanno colpito le truppe delle Nazioni Unite. È probabilmente richiesta una riunione nell’ambito dell’Alleanza Atlantica, che definisca il supporto di Israele in fase offensiva verso il Libano, visto il sostegno fornito da Grecia e Turchia, in passato. Beirut, inoltre, non ha mai avuto una posizione avversa agli Stati Uniti e alla Nato, anche se appartiene all’”alleanza araba” delle nazioni che sostengono iracheni e afgani nei campi di guerra del Medio Oriente. Il mondo arabo è in lutto per l’attacco di Tel Aviv a Gaza. Gli uomini di Hamas attaccano Israele per impegnarne le truppe in fronti differenti dalle altre nazioni confinanti. Un palestinese ha lasciato al mio fianco una bambina addormentata, ricordando l’immagine della massacro di Qana. Gli statunitensi dicono che le truppe della jihad hanno un proprio comandante, posto al vertice di Al-Qaida. L’esercito di Tel Aviv obbedisce agli ordini dei generali israeliani, che non rispondono a decisioni politiche. I libanesi confermano che il leader dei Talebani, Omar, è morto e che è sepolto a Kandahar, ribadendo un’informazione diffusa anche in Iraq. Resto convinto del fatto che una limitazione della tensione in Medio Oriente possa essere utile anche a Israele, oltre a Siria, Libano, Iraq, Giordania, Gaza e Afghanistan.


17/02/2009