Otto anni fa, moriva ad Hammamet Bettino Craxi. La sua eredità appare tuttora nel panorama politico italiano. “La mia libertà equivale alla mia vita”. Questa è la scritta riportata sulla sua lapide. Che giudizio storico si può fornire dell’azione svolta da Craxi? Il leader socialista entrò in Parlamento nel 1968 e vi rimase fino al 1993. Inizialmente postosi a sostegno di Pietro Nenni, Craxi giunse alla guida del Psi nel 1976. Pertini lo incaricò di formare il Governo nel 1979 e nel 1983. Mentre il primo tentativo non condusse al risultato sperato, il secondo esecutivo ottenne la fiducia delle Camere e restò in vigore fino al 1987, grazie all’alleanza con gli altri movimenti del Pentapartito (Dc, Pri, Pli e Psdi), volta a “tenere i comunisti fuori dal governo”. Andreotti, Forlani, Scalfaro, De Michelis, Goria, Spadolini, Altissimo e Longo furono chiamati a guidare i ministeri più importanti. Fra i provvedimenti degni di rilievo si possono ricordare il concordato con la Santa Sede, che sostituì i Patti Lateranensi, il taglio della scala mobile, il condono edilizio, la lotta agli evasori fiscali e il “Decreto Berlusconi”, approvato per ristabilire le frequenze delle reti Fininvest, oscurate dall’ordinanza di un pretore di Roma. Il rapporto Craxi-Berlusconi, si concretizzò in una protezione dell’ex-premier nei confronti del businessman di Arcore. Gli aspetti più interessanti della politica condotta dal leader socialista devono però essere ricercati altrove. Gli accordi con Yugoslavia e Turchia, il supporto alle dittature di Ben Ali, in Tunisia, e di Siad Barre, in Somalia, le relazioni diplomatiche con l’Olp e con Yasser Arafat rappresentarono alcuni momenti della politica estera del Governo Craxi. Nel 1985, l’assalto all’Achille Lauro e la “crisi di Sigonella”, finita con la liberazione di Abu Abbas, causarono un problema politico, i cui strascichi implicarono la caduta dell’esecutivo. Nel 1989, Craxi esplicitò l’alleanza con Andreotti e Forlani, che divenne nota con l'acronimo “Caf”. La caduta del Governo De Mita lasciò quindi spazio a due esecutivi guidati da Andreotti, fino al 1992. Nel mese di febbraio dello stesso anno, però, l’arresto di Mario Chiesa, manager di una casa per anziani di Milano (il Pio Albergo Trivulzio), originò una reazione a catena di confessioni, di arresti e di iscrizioni nel registro degli indagati. I grandi interessi di Stato nel campo delle costruzioni e della finanza, foraggiati dal debito pubblico, le connessioni tra mafia, affaristi e referenti delle cupole in Parlamento avevano costituito una classe politica corrotta e disonesta, a tutti i livelli amministrativi. L’inchiesta di Mani Pulite si allargò, ma era solo la punta di un iceberg. Gli avvisi di garanzia colpirono tutta la partitocrazia e i maggiori leaders politici nazionali, coinvolti, in particolare, dalla maxi-tangente Enimont e da altri passaggi di bustarelle. Non si trattava di strategie politiche: la magistratura stava mettendo in luce il modo di operare della politica italiana, i corrotti e i corruttori. Il leader del Psi fu accusato di aver “dirottato”, nel tempo, 50 miliardi di lire dai finanziamenti rivolti al partito ai propri conti personali. Il 29 aprile 1993, Craxi si presentò alla Camera e si scagliò contro tutti i partiti, tacciati, giustamente, di servirsi regolarmente di tangenti e di finanziamenti illeciti. L’emersione di nuove prove e il pericolo di un arresto lo convinsero a fuggire in Tunisia, ad Hammamet, in un “esilio” che si concluse solamente con la morte. Rimane, adesso, il suo lascito politico. Berlusconi, che vantava con lui rapporti di amicizia, è stato premier per due legislature. I socialisti si sono divisi tra i nuovi movimenti della Destra e della Sinistra. Potrebbe esserci stata una correlazione stretta tra Craxi, la nascita di Forza Italia e la dissoluzione delle strutture dei vecchi partiti. La lobby di Craxi, Berlusconi, Moratti, Tremonti, Pillitteri, Borghini, Tognoli, ecc. amministra ancora Milano e ha guidato il Governo. Occorre forse esprimere un voto nullo o decisamente contrario a questa gente e ripensare le scelte elettorali, per cambiare? O si dovrà attendere? Personalmente, lascerò agli atti la mia mancata partecipazione al voto.
19/01/2008