Il compound di Gheddafi a Bab al-Aziziyah, incendiato |
Il regime di Gheddafi è finito grazie ad una vera e propria rivoluzione, che ha coinvolto milioni di libici. L'impatto del movimento degli insorti è risultato più incisivo della repressione imposta dal rais di Tripoli e dalla forza militare delle sue truppe. I commandos dei guerriglieri di Bengasi adesso controllano la maggior parte della nazione. Solo Sirte, Sabha e un numero limitato di centri restano nelle mani dei soldati governativi. Gli scontri destinati a imporre l'egemonia dei rivoltosi in tutti gli isolati di Tripoli non sono ancora conclusi. Si sentono esplosioni e spari di kalashnikov. I jets occidentali hanno bombardato obiettivi strategici. L'artiglieria del capoluogo ha risposto sparando dei colpi inutilmente verso l'aria, da una zona adiacente al porto. Ieri sera, le strisciate rosse dei missili hanno segnato l'orizzonte buio. I miliziani hanno stabilito dei checkpoints in tutto l'abitato e controllano auto, occupanti e passaporti. Ci sono barricate ogni 500 metri, all'ingresso di tutti gli isolati. I blindati del regime non possono spostarsi agevolmente. I furgoni, le macchine, le jeep e i pick-ups dei rivoluzionari, attrezzati con armi, sfrecciano nelle strade di tutta la Libia. I ribelli sono riusciti ad avere il supporto dell'armata di combattenti arabi destinata ai fronti della jihad. La loro organizzazione è notevole e implica anni di preparativi in vista della rivolta. Ai bordi della strada verso Tripoli, si vedono i resti dei carroarmati dell'esercito regolare, colpiti dall'aviazione alleata, o distrutti dai miliziani. Le macchie di sangue delle vittime coprono ancora i sedili degli occupanti. Auto incendiate e bruciate, abitazioni perforate da proiettili, distrutte e infiammate colorano lo scenario della regione e della periferia. I targets militari individuati dai missili della Nato appaiono interamente devastati. Gli autisti libici sono armati di mitragliatori e legano i caricatori con il nastro adesivo. Le strade impolverate di Tripoli iniziano ad affollarsi solo verso le due del pomeriggio. L'atmosfera è afosa. Le emittenti libiche trasmettono lo slogan <<Libia, Libia, Libia>>, che inneggia all'indipendenza della nazione. I checkpoints sono monitorati da ragazzi armati di kalashnikov. Sono i ragazzi che hanno fatto la rivoluzione, ribellandosi al regime, ai dogmi di un ordinamento antico e agli ordini della tirannia, per ribadire i propri diritti. La maggioranza degli opportunitsti ha deciso di appoggiare la fazione impostasi grazie alla rivolta.
Tripoli, 30 Agosto 2011