Antimafia

Berlusconi è conosciuto, all’estero, per essere il maggior boss mafioso operante in ambito internazionale. L’espansione dei suoi businesses fu insudiciata da connessioni mafiose. Le ambizioni politiche lo hanno condotto alla posizione di premier, posto al vertice di un partito agente in tutto il territorio italiano. Radio e televisioni di proprietà (anche occulta) del magnate di Arcore forniscono servizi deviati di stampo mafioso e la giustizia non li ha ancora indagati. Gli affari di Berlusconi, però, si svilupparono più o meno illecitamente, come è noto, estendendosi ad altri campi, tra cui sport, settore bancario ed edilizia, grazie all’azione della Edilnord, diventata un sodalizio mafioso agente in differenti regioni. I servizi deviati della Fininvest, inoltre, monitorano e controllano, parzialmente, Camorra, ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e altri gruppi delinquenziali, tramite i ragazzi che agiscono secondo le loro direttive. Nell’hinterland e a Milano, gli individui sostengono che Berlusconi è il capomafia della zona. Le sue iniziative legislative, indubbiamente, non sono ascrivibili a provvedimenti degni di uno statista, ma lasciano trasparire agevolazioni per la mafia. Il ritmo della guerra alla mafia non può fermarsi. La Giustizia è un principio intangibile, proprio di ogni ordinamento statale, che le iniziative sudice di un premier di un piccolo Stato, come Berlusconi, non possono alterare. Le connessioni mafiose di Craxi, d’altronde, erano tante e tali da poter farlo registrare tra gli esponenti della mafia italiana. Gli arresti di Caterino, Dell’Aquila e Pacilli dimostrano la superiorità dell’antimafia nei confronti della delinquenza diffusa e organizzata. Se Zagaria e Messina Denaro saranno incarcerati, la Camorra e la mafia siciliana subiranno dei colpi letali. Berlusconi rimane il boss mafioso più incisivo d’Italia, visti i poteri di cui dispone, nonostante abbia seguito le linee guida fornite dalla Commissione Interprovinciale siciliana in merito al progetto del ponte sullo Stretto di Messina. Tra gli ultimi ricercati compaiono Zagaria, Messina Denaro, Condello e altri individui noti (Badalamenti, Arena, Scotti, Motisi, Pelle, Di Lauro, Giorgi, Cubeddu, Matrone), che si nascondono dalle indagini di polizia e carabinieri. È indicativo notare come gli altri maggiori fuggitivi, al momento dell’arresto, si siano regolarmente arresi, senza mai sparare nemmeno un colpo di pistola. Ci sono tracce di Messina Denaro a Castelvetrano, a Mazara del Vallo, a Praga, a Budapest, in Tunisia e a Malta. La ‘Ndrangheta dimostra tuttora una ricchezza inspiegabile. Il clan dei Lauro, a Napoli, resta il gruppo egemone, in termini di patrimonio economico e di potere politico, grazie a connessioni che giungono fino alle stanze politiche di Roma, dove la mafia italiana gestisce miliardi di euro. I Lauro mantengono un profilo mandamentale di capi, supportati dal braccio armato dei Di Lauro e paiono bilanciare, in ambito regionale, la leadership del cartello consortile dei Casalesi. L’arresto di Iovine ha siglato la fine di un capomafia che era giunto a comandare un ampio sodalizio, nonostante gli anni. Grazie alla cosiddetta “linea giovane”, secondo il termine coniato per il nome del boss, si era espanso un movimento che mirava a unire adolescenti e ragazzi in tutto il Sud, fino a Roma e oltre. Similmente alla Stidda, giunta adesso a indicare il trend della delinquenza connessa alle discoteche e ai narcotici, la “linea giovane” (di Iovine) appoggiava ogni manifestazione di ésprit giovanile, moderno, nuovo, futuristico, talvolta collegato persino a esponenti politici o industriali. Ogni aspetto connesso al leader era “giovane” e “alla moda”, ma includeva consumo di stupefacenti e di sostanze tossiche. Si tratta, indubbiamente, di una linea abbandonata da molti. In merito agli appalti, si può indicare come la fazione dei Casalesi riconducibili a Zagaria, nota per aver partecipato alla realizzazione di una base della Nato, stia adesso cercando di introdursi nell’affare della fornitura di materiali alle truppe alleate agenti a Napoli, dove è posto un comando degli attacchi occidentali alla Libia. Lo Stato italiano, d’altronde, nell’ambito delle trattative volte a far finire la seconda guerra di mafia che insanguinò la Sicilia, fornì ai corleonesi di Riina, Provenzano e Bagarella degli appalti per realizzare delle opere pubbliche con la manodopera degli affiliati al sodalizio egemone. Gli stessi lavori sono tuttora visibili nella zona di Corleone. Il sodalizio dei Cuntrera-Caruana ha tuttora un ruolo egemone nel traffico dei narcotici del Sudamerica e agisce come gruppo di riferimento per il commercio verso l’Italia. In ambito internazionale, la Cupola del Cremlino può essere indagata ulteriormente, per capire che affari sta concludendo adesso. Ci sono dei professionisti giunti ad incassare milioni di euro dopo essere giunti a coprire degli incarichi politici anche in Italia. Uno di questi è Tremonti. Come mai? Si tratta di tangenti elargite in cambio di decisioni discrezionali. Tremonti, d’altra parte, era un amico di Craxi e si è compromesso, agevolando i grandi affari statali domandati dalla lobby degli istituti bancari e da aziende di altri comparti. Le sue connessioni mafiose sono testimoniate dal supporto che gli fornisce la mafia della provincia di Pavia. Le rivoluzione registrate nei Paesi arabi, volte a destituire le élites dominanti, possono costituire un esempio per classi dirigenti giunte alla fine dei propri mandati, come in Italia.


22/06/2011