Ratko Mladic e Goran Hadzic

Ratko Mladic e Goran Hadzic sono in Serbia. Questo fatto è noto. Hadzic si mostra nelle strade di Belgrado. Mladic vive tra Valjevo e la stessa Belgrado. Karadzic è nel carcere di Scheveningen, in Olanda, come Milosevic... È confermata l’informazione secondo cui Ratko Mladic si cela sotto diverse identità, tra cui quella di Vladislav Vujic, uno dei titolari della ditta Vujic, che produce acqua, porte e finestre in pvc nella città di Valjevo, dove la sua presenza è sensibile ed è ribadita dagli abitanti. L’impresa dipone di una fabbrica nel centro urbano e di un deposito in periferia. Mladic è indiziato dalla giustizia internazionale per genocidio e crimini di guerra, riguardanti soprattutto la strage di Srebrenica e il Sacco di Sarajevo. A Valjevo si sentono spari. Nella stessa zona dell’impresa, c’è l’abitazione di Vujic e in città c’è anche una residenza di Darko Mladic. Le forze di sicurezza serbe, in dicembre, hanno perquisito un’abitazione di Ratko a Belgrado, posta a Banovo Brdo.

Vi sono, nella memoria della guerra, atrocità descrivibili: squadre della morte, bambini ammazzati, persone raggruppate e fucilate, cadaveri bruciati o mangiati, auto e abitazioni riempite di benzina e incendiate, persone soffocate, città e centri urbani interamente distrutti, bombardati, mitragliati, bruciati. I soldati che presero parte al Sacco di Sarajevo, colpita duramente in quasi 4 anni di occupazione, dovevano stare attenti alla resistenza, che li bersagliava, utilizzando le azioni dei propri militari per spezzare le linee nemiche, causando severe repressioni. L’assedio comportò oltre 12.000 morti. La strage di Srebrenica fu disposta diversamente. I reparti di Mladic invasero la città e la posero sotto il proprio dominio. Fu perquisita quasi ogni abitazione. Le persone furono selezionate e raggruppate. I kalashnikov iniziarono a falciare i prigionieri. I feriti furono finiti individualmente.

Altre battaglie del conflitto si svolsero a Foca, Prijedor, Tuzla,... I serbo-bosniaci conquistavano le città e marcavano le conquiste sulle mappe, rilevando i dati degli scontri, in termini di avversari morti e di perdite subite, con i dati rilevanti di chi difendeva il posto e altre annotazioni. Gli attacchi avvenivano soprattutto di notte, quando le difese sono più deboli, con una scarsa visibilità e con un livello di guardia abbassato. Nel 1995, le postazioni attorno a Sarajevo dell’Esercito della Repubblica Srpska (Vrs) e dell’Esercito del Popolo Yugoslavo (Jna) furono bersagliate dai jet statunitensi, che costrinsero le truppe al ritiro. I monti di Sarajevo sono tuttora contaminati dalle particelle di uranio dei missili americani, che colpirono militari, carroarmati e pezzi di artiglieria pesante. Le strategie di attacco statunitensi si rivelarono identiche a Pristina, in Afghanistan e in Iraq. Le truppe Usa colpirono e conquistarono gli obiettivi strategici e gli aeroporti, attaccando con l’aviazione, che si rivela, tuttora, praticamente invincibile.

L’Esercito della Repubblica Srpska poteva contare sul supporto di contingenti inviati dalla Serbia, che aveva il sostegno militare di Russia e Romania. Il ruolo della Croazia, che oggi dispone di armi atomiche, fornì alla popolazione bosniaca il sostegno per opporre una decisa resistenza alle forze di Mladic e Karadzic. Senza l’intervento della Nato, la Bosnia adesso sarebbe quasi interamente sotto il dominio dell’etnia serba. D’altra parte, rivedendo la memoria storica, c’è da domandarsi se la guerra costituì la soluzione giusta, visto che il risultato finale avrebbe potuto essere raggiunto anche tramite trattative diplomatiche. Oppure, avrebbero potuto essere sfruttate le opportunità di concordare una tregua, fornite più volte durante gli anni del conflitto. Se Karadzic e Milosevic agirono secondo la stessa linea, occorrerebbe capire chi forniva loro gli input per ordini e decisioni, oltre ai programmi militari, ai comandanti serbi e serbo-bosniaci.

In Serbia, il rancore verso gli statunitensi e verso la Nato è rilevante. L’arroganza degli Stati Uniti non è più tollerabile. L’anniversario dei raid alleati è stato ricordato da manifestazioni di piazza inneggianti agli eroi dei conflitti, ai combattenti delle guerre e a Ratko Mladic, con espressioni di contrasto nei confronti di Washington e con scontri che hanno causato diversi feriti. I segni della guerra e gli edifici distrutti sono visibili a Belgrado e in altre città serbe. A Belgrado, è stata notata una maggiore incidenza di forme tumorali, dovute alla persistenza di uranio arricchito e impoverito negli edifici colpiti dai missili statunitensi. Gli ordigni lanciati dai jet e dalle navi ancorate al largo delle coste slave distrussero precisamente gli abitati del potere e le basi dell’esercito serbo, colpendo anche il Palazzo Presidenzale di Milosevic, i Ministeri e la rappresentanza diplomatica cinese, dove era stato appostato un commando delle Tigri di Arkan. I mirini infrarossi dei missili statunitensi si vedevano a Belgrado e Sarajevo.

Esistono tuttora contrasti mortali tra serbi, croati, bosniaci e kosovari. Si rilevano scambi di artiglieria leggera e pesante nei pressi delle frontiere. La volontà di vendicarsi per le vittime subite durante la guerra è diffusa, soprattutto in Bosnia. La popolazione di Srebrenica è particolarmente aggressiva verso serbi e serbo-bosniaci. Valjevo è obiettivo saltuario dei missili e dei mortai bosniaci, come il resto della frontiera e vi sono stati dei morti, dovuti alla presenza di Mladic. Nella stessa Belgrado, si sente dire che negli ultimi mesi sia al-Zawahiri che Trichet hanno visitato la città. Mladic è tuttora attivo in Bosnia. Lui e il suo commando, che dispone di oltre 100 miliziani, hanno fatto esplodere, talvolta, le stesse abitazioni che residuano dalla guerra e alcune macchine, utilizzando tritolo. I serbi, che mantengono un forte rancore per l’autonomia dichiarata dal Kosovo, devono affrontare adesso lo status delle enclavi kosovare e dicono che l’Uck dispone di un supporto concreto di uomini, armi e mezzi proveniente dall’esercito albanese e dalla Grecia.

Vi sono, in Serbia, focolai di infezione residuanti dall’uso di armi biologiche e si vedono gli sfregi sul viso di persone di ogni età. L’arresto di Ratko Mladic è oggetto di trattative. Berlusconi dovrebbe fare lo stesso: dovrebbe dimettersi dall’incarico di premier e lasciare che la giustizia italiana decida come trattare i propri precedenti criminali. Le trattative riguardanti Mladic, inoltre, comprendono innanzitutto i vantaggi che la Serbia potrebbe avere nell’ambito dei negoziati di ingresso nell’Unione Europea, visto il ‘favour’ raggiunto con gli arresti di Karadzic e Zupljanin. Mladic, essendo stato a capo dell’Esercito della Repubblica Srpska (Vrs), è responsabile in prima persona degli eccidi ordinati, di aver eseguito e fatto eseguire i comandi di Radovan Karadzic.

Il secondo latitante, nella lista del Tribunale Internazionale dell’Aia, è Goran Hadzic, indiziato di crimini di guerra per la deportazione e l’omicidio di migliaia di croati tra il 1991 e il 1993. Hadzic vive indisturbato in Serbia e si vede nelle vie di Belgrado. Nel 2004, quando stava per essere arrestato, fu costretto a lasciare la propria abitazione di Novi Sad. Le foto segnaletiche lo ritraggono con la barba, ma Hadzic gira anche senza, nonostante la forma del viso e del naso restino riconoscibili.

Film: Un passante nelle vie di Belgrado


31/03/2009

Alessandro Ceresa ©